Lukashenko, "insediamento illegittimo" per l'Unione europea

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Il responsabile Esteri dell'Europa, Borrell, parla di "elezioni né libere né eque". Nelle proteste arrestate 364 persone. L'opposizione: "Continueremo per anni se necessario"

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L'Unione europea rompe gli indugi sulla Bielorussia, e disconosce tanto il risultato delle presidenziali quanto la legittimità dell'insediamento di Lukashenko per un sesto mandato. Il responsabile della politica estera dell'Unione, Joesp Borrell, lo ha dichiarato senza lasciare spazio a dubbi: "Le elezioni presidenziali in Bielorussia del 9 agosto non sono state né libere né eque. L'UE non riconosce i loro risultati falsificati. Il cosiddetto "insediamento" del 23 settembre 2020 e il nuovo mandato rivendicato da Lukashenko mancano di legittimità democratica".

Ieri il presidente polacco Andzrej Duda aveva chiesto all'Europa di parlare "con una sola voce" in difesa dei diritti civili in Bielorussia. "Repressione degli oppositori politici, detenzioni di massa di manifestanti pacifici sottoposti a violenze e torture, sono cose che non possono essere tollerate in nessuno stato".

Secondo il ministero dell'Interno in Bielorussia si sono tenute 59 manifestazioni non autorizzate, nel corso delle quali sono state arrestate 364 persone, la maggior parte delle quali nella capitale Minsk. Lukashenko, dal canto suo, ostenta tranquillità, e in televisione ironizza sulla cerimonia di insediamento tenuta segreta.

"Si sono offesi perché non abbiamo invitato polacchi, lituani, ucraini, cechi o chiunque altro. Secondo le nostre leggi non siamo obbligati ad avvertire nessuno quando svolgliamo attività interne al nostro paese. Tutti ripetono: cerimonia segreta. Ma c'erano minimo duemila invitati, militari inclusi, impossibile tenere segreto un fatto simile".

Nonostante la violenta repressione delle manifestazioni da parte della polizia, l'opposizione bielorussa si dice pronta a continuare la protesta ancora "per settimane, per mesi o per anni, se sarà necessario". Dall'esilio, Svetlana Tykhanovskaya ha aggiunto: "Non è una rivoluzione a favore o contro la Russia, è una rivoluzione democratica per la democrazia in Bielorussia".

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