Spagna: ecco perché il governo può nascere ma non ha basi solide

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Di Stefania De Michele
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La sinistra catalana si astiene dal voto di fiducia, ma chiede un tavolo negoziale sul futuro della Catalogna

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Dare affinché l'altro dia: in latino e nel diritto romano si dice ''do ut des'' e in Spagna si traduce nella strategia dei 13 deputati dell'Esquerra Republicana de Catalunya, che hanno deciso di astenersi in occasione del voto di fiducia, dando così il via libera al premier incaricato Pedro Sánchez di formare un governo con Podemos di Pablo Iglesias. "In cambio - dice Pere Aragonès, portavoce di ERC e vice presidente del governo catalano - chiediamo l'apertura di un tavolo negoziale sul futuro della Catalogna. Gli accordi, che seguiranno questi negoziati, dovranno essere convalidati dai cittadini catalani in una consultazione legale e concordata, che dovrà permettere alle persone di esprimersi. Quali saranno questi accordi? Dipenderà dalla nostra capacità negoziale".

Spagna fuori dall'impasse, per ora

La Spagna sembra uscire così dall'impasse in cui l'avevano catapultata due elezioni anticipate senza una maggioranza definita. Anche dall'ultimo voto del novembre scorso, nonostante la vittoria socialista di Sánchez, non era uscita nessuna indicazione univoca. Uno stallo politico scosso dalle proteste degli indipendentisti catalani e dalla ribalta di nuove forze politiche, come l'ultradestra di Vox.

Al tavolo negoziale col governo le istanze degli indipendentisti di Esquerra

Come trovare adesso la mediazione tra l'indipendenza, scandita negli slogan dei militanti di Esquerra, e le priorità del prossimo governo progressista spagnolo è da vedere. Nella piattaforma programmatica dell'esecutivo figurano l'incremento del salario minimo, l'aumento della tassazione nei confronti delle grandi imprese e delle fasce di reddito più alte, la tenuta del welfare sulle pensioni. Con il patto d'astensione di ERC la questione Catalogna ritorna però con maggiore forza nell'agenda politica del governo.

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