Martedì basterà la maggioranza semplice per il sì alla coalizione di Governo tra Psoe e Erc. Ma qualcuno nutre ancora qualche timore
La fiducia è appesa a un filo. Nel parlamento spagnolo c'è una maggioranza che continua a contarsi e che martedì dovrebbe avere i numeri per ottenere almeno quella semplice richiesta per dare l'imprimatur al fututo governo di coalizione, il primo in Spagna dalla fine della dittaura nel 1978, che vedrà insieme i socialisisti (del Psoe) di Pedro Sanchez e la sinistra radicale di Podemos.
Il dibattito che ha preceduto la prima votazione che si terrà questa domencia è stato improntato al dialogo e all'unità d'intenti almeno da quella parte dell'emiciclo che intende varare il nuovo esecutivo. Non sono mancate le stilettate velenose dei partiti conservatori.
A rendere possibile questa alchimia politica, l'astensione del partito separatista catalano, Esquerra Repubblicana, che si asterrà dal voto e che ha ricevuto in contropartita un tavolo negoziale sulla Catalogna.
Un'abberrazione per i partiti di centro-destra che non hanno risparmiato stilettate velonose al premier in pectore.
Santiago Abascal, il leader del partito di estrema destra Vox nato dalle ceneri del franchismo e per la prima volta in Parlamento dalla fine della dittatura, sta a guardare.
La sua formazione è l'unica che potrebbe trarre vantaggio dalla situzione liquida in cui versa la Spagna da mesi.
Un appello al buon senso l'hanno lanciato gli spagnoli, che a Madrid sabato hanno manifesttao pacificamente.