Erdogan, avanti su acquisto missili russi: "Washington non ci spaventa"

Erdogan, avanti su acquisto missili russi: "Washington non ci spaventa"
Diritti d'autore  Maxim Shipenkov/Pool via REUTERS
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Di Antonio Michele Storto
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Il presidente turco ha lanciato un chiaro guanto di sfida agli alleati Nato, a margine del nuovo bilaterale con Vladimir Putin

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Il presidente turco Recep Tayip Erdogan è volato nuovamente a Mosca per incontrare l'omologo Vladimir Putin nel terzo bilaterale dall'inizio dell'anno. Sul tavolo, stavolta, c'era l'acquisto dei missili s-400 dalla Russia, che ha fortemente irritato Washington: la minaccia di sanzioni dall'alleato Nato - che ad Ankara avrebbe voluto vendere i più costosi Patriot - sembra non aver impressionato più di tanto Erdogan.  "Sulla questione delle S-400 - ha dichiarato Erdogan -  abbiamo determinato la nostra tabella di marcia, abbiamo fatto dei passi avanti. Chi vorrebbe imporci di rinunciare ai nostri piani, chi ci pone delle intimazioni, evidentemente non ci conosce. Se abbiamo stipulato un contratto, se abbiamo raggiunto un accordo, allora per noi si tratta di un affare fatto ".

Il riferimento è al vicepresidente statunitense Mike Pence, che ha minacciato Ankara di espulsione dalla Nato e dal programma sugli F-35 se non avesse cancellato il contratto con Mosca

Ma c'era anche la Siria sul tavolo del bilaterale: nello specifico la questione di Idlib, ultima sacca di resistenza da parte dell'opposizione armata e delle milizie islamiste, che vede i due paesi portatori di interessi opposti. 

La zona di sicurezza concordata a Sochi aveva evitato un'offensiva dell'esercito siriano che si temeva potesse tradursi in una catastrofe umanitaria: offensiva che però sembra comunque iniziata nelle ultime settimane, quando l'aviazione ha bombardato l'area con quello che - a vedere i filmati aveva tutta l'aria di essere fosforo bianco.

"Il problema di Idlib è serio" ha dichiarato laconicamente Putin. "Non siamo mai davvero arrivati a implementare i parametri che avevamo concordato a Sochi, ma penso che sia gestibile".

Secondo gli osservatori, nonostante i profondi attriti avuti in passato, i due leader avrebbero ormai stabilito un rapporto intimo, di amicizia personale: è proprio così che si chiamano a vicenda "caro amico".   Un'amicizia, la loro, che sembra rafforzarsi man mano che Washington continua a storcere il naso.

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