Antimafia: CNR e Palazzo Benso sequestrati dalla DIA a Palermo

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Di Simona Zecchi
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L'edificio che ospita la sede del più grande ente pubblico di ricerca italiano, il Centro nazionale delle ricerche sede attiva nel capoluogo siciliano sin dal 1970, poi il gioiello della città del ‘700 Palazzo Benso e una villa di 2.300 mq in Via Libertà. Sono solo alcuni dei beni sequestrati.

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La Palermo borghese e operativa si sveglia in subbuglio. L'edificio che ospita la sede del più grande ente pubblico di ricerca italiano, il Centro nazionale delle ricerche -  sede attiva nel capoluogo siciliano sin dal 1970 - poi il gioiello del ‘700 palermitano, Palazzo Benso, accorpato ad altri palazzi antichi, e una villa di 2.300 mq in Via Libertà, sono solo alcune delle proprietà immobiliari sequestrate a Palermo dalla Direzione investigativa antimafia agli eredi dell'imprenditore Vincenzo Rappa, deceduto nel 2009. Un patrimonio che supera i 200 milioni di euro di soli beni.

Negli ultimi anni proprio il CNR tutto era stato stato oggetto di critiche per la preponderanza in gestione di affitti rispetto all'attività di ricerca.

Un'accusa quella mossa all'imprenditore, invece, condannato già in via definitiva nel 2004 per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio aggravato, che indica chiaramente il suo contributo a Cosa Nostra come "concreto, specifico e volontario" secondo quanto emerge dlla lettura del provvedimento. Rappa ha permesso così di consolidare l'apparato strutturale dell'associazione criminale "pur non essendo alla stessa organico".

Il provvedimento di confisca emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, su proposta del direttore della Dia, è il risultato delle indagini e del sequestro svolti nel 2014 dalla procura palermitana, che hanno permesso la ricostruzione della parabola economica e biografica di Rappa.

Di spicco sono i legami nel tempo emersi, secondo le testimonianze di diversi collaboratori di giustizia rilasciate durante il processo in cui Rappa era imputato, e ritenuti a oggi attendibili -  quali Angelo Siino, Giovanni Brusca, Vito Galatolo, Salvatore Cancemi, Giovan Battista Ferrante, Calogero Ganci tra gli altri - fra l'imprenditore e alcune famiglie mafiose in vista di Cosa Nostra come i Ganci, i Madonia e i Galatolo. Legame stretto  dopo una prima fase in cui sarebbe stato vittima di estorsione.

Tuttavia "le condotte poste in essere di certo non si sono limitate alla mera contiguità o vicinanza a Cosa nostra, ma si sono sostanziate in azioni senz'altro funzionali agli scopi associativi, si legge ancora.

Già lo scorso 20 novembre (e sempre in seguito alle indagini del 2014), i giudici avevano ritenuto, invece, non socialmente pericolosi il figlio di Rappa, Filippo, e i nipoti Vincenzo Corrado e Gabriele, escludendo che siano stati prestanomi del nonno.

Il presente provvedimento riguarda inoltre il dissequestro di altri beni e società da parte del Tribunale di Palermo, sequestrati nel 2004, ma il cui collegamento con le attività dell'imprenditore deceduto non è stato dimostrato.

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