A Madrid aprirà la prima residenza pubblica per anziani LGBT del mondo

A Madrid aprirà la prima residenza pubblica per anziani LGBT del mondo
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Di Diego Martínez Montero
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Il progetto punta ad evitare l'isolamento e il disagio sociale vissuto da anziani LGBT in Spagna (ma non solo). Per la prima volta, saranno le autorità pubbliche a finanziarla

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"Nel 2008 ero disoccupato. Avevo 50 anni, ero gay, in Spagna c'era crisi... Non vedevo un futuro chiaro davanti a me e cercavo di trovare altre persone simili a me. Che sorpresa quando ho scoperto che quasi non esistevano gay di maggiore età. Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che in realtà c'erano, ma vivevano isolati, molti di loro avevano pensato al suicidio. E' in quel momento che arriva la dipendenza, l'insulina in vena e l'abbandono del quartiere (*). Mi ha lasciato perplesso il fatto che questa fosse l'unica alternativa. Così mi sono attivato". 

Federico Armenteros (Madrid, 1959) è presidente e fondatore della Fondazione 26 dicembre. Le sue ricerche hanno preso forma nel corso degli anni e sfoceranno nella realizzazione di un progetto che risale ad un decennio fa: nel 2019 a Madrid aprirà la prima residenza pubblica per anziani LGBT del mondo.

Federico Armenteros, il primo da destra, ad una festa per la fondazione

"Abbiamo analizzato il perché del loro isolamento: deriva da un trauma infantile. Fin dalla nascita ci hanno detto che eravamo pericolosi, peccatori, delinquenti, malati. Abbiamo dovuto reprimere e nascondere i nostri sentimenti in modo da non finire in prigione. Dovevamo essere normali, tra virgolette", ha detto Armenteros in un'intervista a euronews.

"Abbiamo dovuto assumerci un ruolo che non era il nostro. Abbiamo interiorizzato l'omofobia, siamo stati noi stessi a schiacciarci. Attenzione a quella mano, che non si noti. Se incrocio le gambe... si capisce... Tutta questa repressione alla fine lascia il segno". 

Le diverse testimonianze raccolte dall'attivista madrileno hanno confermato la sua convinzione: bisognava creare un centro specializzato. 

L'edificio si trova nel quartiere di Villaverde Alto e avrà una capienza di circa 100 persone: due terzi di questi saranno residenti, gli altri utenti diurni. 

"Non è una questione di politica, è una questione di diritto".

La fondazione ha raggiunto un obiettivo non alla portata di tutti: mettere d'accordo due governi di segno opposto. La Comunità di Madrid (PP) cederà lo spazio gratuitamente per 30 anni; il consiglio comunale (Ahora Madrid) finanzierà il centro diurno.

"L'accoglienza è stata buona. Dopo tutto, chiediamo qualcosa che esiste già in Germania, Olanda, Danimarca... solo che siamo riusciti a rendere la residenza pubblica e quindi accessibile agli anziani con meno risorse", dice Armenteros.

Le parti interessate possono ora contattare la Comunità per iscriversi all'elenco. Secondo il presidente della Fundación 26 de Diciembre, solo a Madrid "si stima che vivano 160mila persone di età superiore ai 65 anni LGBT". 

Sarà la prima di molte residenze di questo genere? "Ci saranno una o più liste d'attesa. In molti ci hanno chiamato dicendo che vogliono venire a vivere qui. Ci raccontano che vogliono terminare qui i loro giorni, in un luogo in cui non dobbiamo più mentire".

Federico Armenteros ha ben chiaro che questa è solo un'altra pietra sottratta al solido muro dell'ignoranza, un muro dalle fondazioni così antiche che dà l'impressione di essere non abbattibile. Ma i risultati ottenuti dal collettivo negli ultimi anni sono stati evidenti. 

"C'è ancora molta strada da fare prima che il mondo accetti la diversità. Quello che stiamo facendo è mettere un cerotto sulla ferita: queste persone hanno bisogno di attenzione, vogliamo soddisfare questo bisogno al più presto. Non vogliamo solo aprire centri specializzati, vogliamo che cambi l'intera società. Non importa un fico secco con chi la gente va a letto".

(*) lasciare il quartiere = morire.

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