Asso 28: scoppia il caso politico

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Di Euronews
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Tornano in Libia i 108 migranti a bordo della nave al servizio di una piattaforma per l'estrazione di petrolio. In molti parlano di violazione del diritto internazionale e di "respingimento collettivo" trattandosi di una nave che batte bandiera italiana che ha riportato i migranti a Tripoli

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Negli ultimi mesi i salvatggi avvenuti a largo della Libia sono diventati fonte di polemiche e analisi complesse. Il caso dell'Asso 28 ovvero di una nave battente bandiera italiana che ha riportato a Tripoli un gruppo di migranti salvati a largo della Libia, per molti rappresenta un precedente grave di "respingimento contrario al diritto internazionale".

Due le criticità del caso libico nel 2018. Il governo Salvini ha di fatto adottato una politica che prevede l'istituzione di una Sar libica all'interno della quale i soccorsi vengono gestiti dalle autorità marittime e dalla guardia costiera libiche.

Il problema è che in base alla giurisprudenza recente e sentenze sia italiane che straniere la LIbia non è da considerarsi un porto o luogo sicuro dove far arrivare le persone soccorse in mare. Ammettendo quindi che in quest'ottica Tripoli puo' coordinare i salvataggi, spetta alla Guardia Costiera libica riportare indietro i salvati, di questo non puo' occuparsene un'imbarcazione battente bandiera straniera come nel caso dell'Asso 28.

Una vicenda complessa e contorta soprattutto perchè le testimonianze che si sono susseguite sono diverse. Prima quella di Fratojanni deputato Leu a bordo di Open Arms, poi la relazione del governo e infine quella dell'armatore. Per quest'ultimi Asso 28 avrebbe seguito le indicazioni dei libici, per il deputato Leu le cose non starebbero in questo modo in quanto stando alla sua ricostruzione, la nave italiana avrebbe agito su istruzione di Eni.

Da Ansa: Ieri, fa sapere Fratojanni, "abbiamo contattato il Centro di coordinamento della Guardia costiera di Roma per segnalare due gommoni in difficoltà a nord di Sabratha, ma non ci hanno dato indicazioni. Abbiamo chiamato anche i libici e ci hanno detto che sarebbero intervenuti loro". A soccorrere uno dei gommoni è però Asso Ventotto, "su indicazione dei libici, hanno detto la prima volta, ma subito dopo si contraddicono e affermano: 'stiamo seguendo le indicazioni della piattaforma per cui lavoriamo'. Vale a dire dell'Eni". Fin qui Fratojanni.

Poi c'è la versione del Governo. Prima Salvini sottolinea che la Guardia Costiera italiana "non ha coordinato e partecipato a nessuna" operazione. E dal comando di Roma aggiungono che le attività "si sono svolte sotto il coordinamento della Guardia costiera libica". Il ministro Toninelli conferma rilevando che "il diritto internazionale non è stato violato". L'Eni "smentisce qualsiasi coinvolgimento nella vicenda, gestita dalla Guardia Costiera Libica".

Arriva poi la ricostruzione dell'armatore, la Augusta Offshore, che precisa: la richiesta di soccorrere un gommone a circa 1,5 miglia dalla piattaforma "è arrivata dal Marine Department di Sabratah" e le attività "si sono svolte sotto il coordinamento della Coast Guard libica", con un rappresentante dell'autorità salito subito a bordo. Asso ha recuperato i migranti e si è diretta verso il porto di Tripoli, dove li ha trasferiti a bordo di un battello libico, senza proteste ed incidenti.

Intanto la Commissione Europea vuole fare luce sulla vicenda e ha chiesto informazioni al governo.

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