La storia (centenaria ed incredibile) delle enclave europee

La storia (centenaria ed incredibile) delle enclave europee
Di Vincent Coste
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Isole di territorio separate dallo Stato sovrano per motivi religiosi, in seguito ad una guerra o ad un trattato di pace di secoli fa. C'è chi reclama accesso tramite una strada "neutrale", chi vive di gioco d'azzardo ma anche l'enclave dentro l'enclave (effetto Matryoshka davvero kafkiano)

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Un Paese, secondo la definizione comunemente accettata, è un territorio definito da un confine dove risiede una comunità che condivide alcune caratteristiche (come ad esempio una lingua), dei valori o una cultura comune. Abbiamo tutti in mente la mappa dei Paesi dell'Unione Europea, costruzione politica di 28 Stati (27, dall'anno prossimo) relativamente recente rispetto alla lunghezza della linea della storia.

Ben nascoste dietro questi confini, che tutti conosciamo più o meno bene, ci sono però alcune stranezze che riflettono il non semplice processo di formazione degli Stati nazionali.

Si tratta delle enclave, porzioni di territorio chiuse entro i confini di uno stato diverso da quello cui politicamente o linguisticamente appartiene. Di seguito una panoramica, in aggiornamento, di tutte queste "anomalie" geografiche presenti nel nostro continente.

Llívia - Spagna, l'enclave che deve essere sempre connessa con una "strada neutrale"

Llívia è una cittadina spagnola racchiusa all'interno del dipartimento francese dei Pirenei-Orientali. Fa parte della comunità autonoma di Catalogna, della provincia di Girona e della comarca di Baixa-Cerdanya. Il suo territorio è di appena 13 km².

Per spiegare questa situazione molto particolare è bene ricordare la lunga storia di questo paesino di 1300 abitanti, le cui origini risalgono al 3.000 a.C.

Furono i Romani, sotto Giulio Cesare, a conferirle lo status di municipio e il nome di Lulia Lybica.

Diventata la capitale della Cerdanya, la città passò di mano più volte ad ogni ondata di invasioni che hanno interessato l'Europa. Fu visigota ma anche musulmana, nel VII° secolo. Riconquistata, entrò a far parte dei possedimenti dei re di Spagna. Dettaglio importante, Carlo V le concesse lo status di città. Perché è un dettaglio importante?

Nel 1659 venne siglato il trattato dei Pirenei tra Francia e Spagna in cui venne formalizzata la vittoria francese. Il regno di Francia procedette all'annessione della contea di Roussillon, così come di altri territori, tra cui borghi e villaggi e i villaggi, della parte orientale della contea di Cerdanya. Dato che il trattato menzionava solo i villaggi e non le città, status di cui godeva Llivia, il 12 novembre 1660 fu ammesso che questo piccolo territorio sarebbe rimasto sotto l'autorità spagnola. Cosa che si è protratta fino ad oggi.

Quel giorno fu deciso, allo stesso modo, di collegare Llivia al resto della Spagna tramite una "strada neutrale", senza ostacoli (doganali per esempio). Un recente progetto di viabilità da parte della Francia ha sollevato più di una preoccupazione nella città spagnola.

I lliviesi hanno temuto che la famosa via d'accesso neutrale (RD68, secondo la nomenclatura francese) non fosse più percorribile in futuro a causa dei lavori, ora completati, della RN20, asse di traffico particolarmente trafficato tra Tolosa e Barcellona. Nulla di tutto ciò.

Ma nel 2013 il caso è stato preso sul serio dall'allora sindaco di Llívia, Silvia Orriols Palmero. Nel quotidiano regionale di Tolosa, La Depêche du Midi, ha dichiarato che "il trattato stabilisce che la città di Llivia deve avere un legame diretto e senza ostacoli con la Spagna. Tuttavia, istituire un segnale di stop sulla strada neutrale significa violare il Trattato dei Pirenei. Quarant'anni fa, gli abitanti di Llivia hanno lottato contro un un primo tentativo dell'amministrazione francese. Questo ha portato alla guerra degli stop. I segnali sono stati rimossi di notte e gli automobilisti non li hanno rispettati".

Nel suo intervento, l'amministratrice fa riferimento ad un precedente contenzioso scoppiato qualche decennio fa per le stesse ragioni.

Baarle-Nassau - Paesi Bassi e Baerle-Duc - Belgio, un impressionante gioco di scatole cinesi

Attenzione perché qui avete davanti la madre di tutte le enclave, il caso da manuale per eccellenza.

Da queste parti, al confine tra Belgio e Paesi Bassi, c'è un impressionante intreccio di enclave incastonate una dentro l'altra.

Giudicate voi stessi.

Tecnicamente, il villaggio di Baarle si trova nei Paesi Bassi, ma in pratica è diviso in due entità, la Baarle-Nassau olandese e la Baarle-Hertog belga. Ed è qui che tutto si complica, perché non c'è solo un'enclave belga in territorio olandese. No, in totale ci sono 22 enclave belghe a Baarle-Nassau nelle quali, per complicare ulteriormente le cose, ci sono altre otto enclave di Baarle-Nassau.

Vale a dire: enclave olandesi all'interno delle enclave belghe.

Abbiamo inviato un giornalista per raccontarci la vita quotidiana degli abitanti di questa situazione kafkiana. Questo il reportage a 360°!

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Questa situazione ha posto e continua a porre problemi alla popolazione locale. Ad esempio, in alcune case, il soggiorno può essere in Belgio e la cucina ... nei Paesi Bassi.

Si è quindi deciso di utilizzare come riferimento la posizione della porta d'ingresso per decidere se un'abitazione appartenga a uno dei due paesi. All'origine di questa situazione c'è la storia turbolenta che ha dato i natali ai Paesi Bassi, da un lato, e al Belgio, dall'altro. In effetti, questi due paesi hanno condiviso una storia comune per molti secoli. Ma al momento della loro "separazione", le situazioni che non avevano avuto fino ad allora rilevanza particolare hanno iniziato ad assumerne parecchia. Nel nostro esempio, la parte dalla Signoria di Breda, di cui Baarle era un feudo e il cui territorio era diviso tra diverse entità (ducato di Brabante, contea di Nassau, etc): al momento della creazione dei Paesi Bassi meridionali (Belgio), Baarle-Hertog è passata al Belgio mentre Baarle-Nassau è rimasta nell'ovile della vecchia potenza.

Campione d'Italia - Italia

Il comune italiano di Campione d'Italia è un'isola di Lombardia nel Canton Ticino. Anche se italiano, come testimonia il nome, fa parte del territorio doganale svizzero: la sua moneta attuale è il franco svizzero e le sue auto sono immatricolate in Svizzera e non in Italia.

Tuttavia, la città gode di un regime fiscale speciale che ha incoraggiato lo sviluppo del settore del gioco d'azzardo. Il casinò, che è di proprietà del Comune, è stato a lungo la principale fonte di reddito. Ma l'impianto è in rosso, il che è problematico per l'economia dell'enclave. Tanto che alcuni abitanti sognano di unirsi ora alla Svizzera. L'origine italiana di Campione risale al VII secolo, quando il signore del luogo donò le sue terre al monastero di Sant'Ambrogio a Milano.

E quando l'intero Ticino fu integrato nella Confederazione Svizzera nel XVI secolo, l'istituzione religiosa si oppose, ponendo le basi dell'attuale situazione politica.

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Büsingen am Hochrhein - Germania

Büsingen, come Campione d'Italia, è integrata nel territorio svizzero. In effetti questa città tedesca dipendente dal Land di Baden-Württemberg è circondata da comuni svizzeri. La città ha due codici postali (78266 Büsingen per la Germania e 8238 Büsingen per la Svizzera) e due prefissi telefonici.

E se la valuta ufficiale è l'euro, la valuta abituale è di fatto il franco svizzero. D'altra parte, le targhe automobilistiche sono tedesche: di fatto, è l'unico villaggio tedesco che ha diritto alle proprie targhe (che iniziano con BÜS). La squadra di calcio locale, l'FC Büsingen, si definisce sia come una squadra tedesca che gioca in Svizzera sia come una squadra svizzera in Germania.

La prima squadra del club gioca nella terza liga svizzera. E se chiedete agli abitanti della città se si sentono tedeschi o svizzeri, vi risponderanno: siamo di Büsingen!

Bisogna tornare indietro al XVII secolo per trovare l'origine di questa enclave tedesca la cui particolare situazione si deve ad una disputa religiosa. All'epoca Büsingen dipendeva dal cantone di Schaffhausen. Ma scoppiarono dei dissapori tra Büsingen, che rimase fedele al cattolicesimo, e le autorità protestanti del Cantone. La città si pose poi sotto la tutela degli austriaci e poi del regno di Württemberg nel 1805. Nel 1918 il 96% degli abitanti di Büsingen votò a favore dell'annessione della "loro enclave" alla Svizzera. Ma per mancanza di accordo tra la Confederazione svizzera e la Germania, questo desiderio è rimasto ad oggi lettera morta.

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Kaliningrad - Russia

Kaliningrad è probabilmente l'enclave più conosciuta d'Europa. Ed è sicuramente la più grande. Oggi, questa enclave russa, incastonata tra la Polonia e la Lituania, è popolata da quasi un milione di abitanti. Dopo la seconda guerra mondiale, parte della Prussia orientale, tra cui la città di Königsberg, fu consegnata a Stalin a mo' di compensazione.

Questa ex città tedesca, fondata dai cavalieri teutonici nel 13° secolo, luogo di nascita di Emmanuel Kant ed ex capitale del Regno di Prussia, è oggi ribattezzata Kaliningrad.

La regione è stata ripopolata da cittadini delle repubbliche dell'URSS mentre i tedeschi sono stati espulsi.

Per i sovietici, l'oblast (entità amministrativa) di Kaliningrad era di interesse strategico per l'affaccio sul mare, mai ghiacciato neanche d'inverno. La base principale della flotta sovietica sul Baltico, ancora oggi, è a Baltiisk, poco distante.

Kaliningrad, territorio russo isolato tra due paesi membri della NATO, solleva ancora interrogativi e preoccupazioni. Ad esempio, la conferma del dispiegamento nell'enclave di missili Iskander, capaci di trasportare testate nucleari, da parte delle autorità russe ha provocato forti proteste da parte dei paesi baltici confinanti. Gli Stati Uniti hanno ritenuto che la comprovata presenza di questi missili a Kaliningrad costituisce un "fattore destabilizzante".

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Xylotymbou et Ormídia - Cipro

Sull'isola di Cipro non c'è niente di semplice. Tra la parte meridionale, la Repubblica di Cipro, l'unica riconosciuta a livello internazionale e membro dell'Unione europea, e la parte settentrionale, autoproclamata Repubblica turca di Cipro del Nord riconosciuta solo dalla Turchia, esiste una delle divisioni territoriali più complesse per la diplomazia mondiale.

A complicare ulteriormente le cose ci si mette anche una terza entità sovrana che controlla di fatto una piccolissima parte del territorio. Quale?

Il Regno Unito che ha qui due "basi militari sovrane", Akrotiri e Dhekelia, create quando Cipro ottenne l'indipendenza dal Regno Unito nel 1960.

Ma nonostante la volontà di occupare aree prive di popolazione, alcune abitazioni si sono ritrovate "enclavate" nella base di Dhekelia. E ancora oggi, i villaggi di Xylotymbou e Ormídia, dipendenti dalla Repubblica di Cipro, sono come isole al centro del territorio sotto il territorio britannico.

Infine, vi è una piccola differenza tra il Regno Unito e la Repubblica di Cipro. Londra si era infatti impegnata a pagare delle indennità per poter occupare entrambe le basi. Ma il pagamento si è subito interrotto e oggi la Repubblica di Cipro stima che questi pagamenti in sospeso ammonterebbero a milioni di euro.

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(to be continued)

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