L'adolescenza si allunga a scapito dell'età adulta. Sul prestigioso The Lancet, un gruppo di ricercatori lancia un appello alla politica: "I legislatori si adeguino alla società che cambia"
Siamo nell'era degli "adultescenti". Ovvero: dell'adolescenza che si allunga a scapito dell'età adulta
Bamboccioni no, "adultescenti" forse: originale neologismo già in voga in Francia, che riassume una tendenza ormai provata anche da alcuni scienziati. Secondo l'illustre pubblicazione medica The Lancet, nel mondo industrializzato l'adolescenza si allunga ormai cronologicamente a scapito dell'età adulta, guadagnando terreno sul complesso di una vita che ha per di più ricominciato ad accorciarsi.
All'origine di questa dinamica un binomio di fattori biologici e sociali: se da una parte il miglioramento di alimentazione e condizioni di salute anticipa l'inizio della pubertà - annoverata fra i principali indicatori dell'adolescenza -, dall'altra indipendenza economica e creazione di un nuclero familiare autonomo sono ritardati dal prolungamento degli studi.
L'imperativo della specializzazione allunga gli studi e ritarda l'indipendenza economica
All'imperativo dell'iperspecializzazione, dettato da un mercato sempre più in cerca di figure altamente qualificate rispondono i numeri: nel 2015 l'istruzione cosiddetta "terziaria" - università, master e dottorati - assorbiva in Europa oltre 19 milioni di studenti, con un trend dei diplomati superiori fra i 30 e i 34 anni balzato a oltre il 38,5%, dal 23,6% del 2002, a cui resta però vicina l'Italia, maglia nera dell'Europa a 28 con poco più del 25%.
Iperqualificati, ma con meno tempo per ripagare i costi sociali della loro specializzazione. Il paradosso dei "nuovi adulti"
Iperqualificati, i nuovi adulti rischiano però di avere meno tempo per finanziare i costi sociali della loro specializzazione. Per la prima volta da quando nel 2002 sono stati disponibili i dati di tutti gli stati membri, sempre nel 2015 dati Eurostat hanno fotografato una regressione dell'aspettativa di vita alla nascita, che nell'Unione Europea è passata da 83,6 a 83,3 anni. Parentesi o no, l'appello dei ricercatori è chiaro: i legislatori ascoltino statistiche e scienzia e si adeguino alla società che cambia.