I Paesi dell'Est europeo bloccano le quote migranti e la riforma del trattato di Dublino (quello che blocca i migranti nel Paese di arrivo). Merkel invoca solidarietà. Discussione accesa tra il presidente del consiglio europeo Tusk e il primo ministro greco Tsipras
È la questione delle questioni. Quella che rischia di dividere i Paesi europei anche su altri temi, come Brexit e il bilancio dell'Unione. Non c'è accordo al consiglio europeo sul tema della gestione dei migranti. Le divisioni sono emerse con forza anche durante una cena giovedì sera, tanto più che non erano previste conclusioni scritte. I Paesi dell'Est: Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Ungheria hanno ribadito che non vogliono le quote obbligatorie, bocciate come la riforma del trattato di Dublino, quello che assegna i migranti al Paese di arrivo. Durante la cena, descritta da diversi partecipanti come tempestosa, c'è stato uno scontro aperto tra il primo ministro greco Alexis Tsipras e il presidente del consiglio europeo Donald Tusk che aveva presentato una bozza per il ridimensionamento del ruolo dell'esecutivo comunitario e l'abolizione delle quote obbligatorie, definite invece dal primo ministro italiano Paolo Gentiloni il minimo che si possa fare.
L'asse dei favorevoli è trasversale ai partiti con il presidente della commissione Juncker che caldeggia le quote obbligatorie, la Francia che invita a non restare su posizioni intransigenti, la Merkel che invoca solidarietà tra gli Stati. Favorevoli anche Olanda, Belgio e Lussemburgo ma l'unanimità è un vero miraggio.