Lui non vuole i messicani, l’altro non vuole le armi e i dollari che finiscono nelle casse della criminalità.
Lui non vuole i messicani, l’altro non vuole le armi e i dollari che finiscono nelle casse della criminalità. Il dialogo tra Donald Trump e il Presidente messicano Enrique Peña Nieto ha molto della discussione tra sordi. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca ha affermato il diritto degli Usa a proteggere la propria frontiera costruendo un muro. Non ha tuttavia esternato l’idea, lanciata nei giorni scorsi, che a pagare debba essere il Messico.
“Riconosciamo e rispettiamo il diritto di ciascun Paese di costruire una barriera fisica o un muro lungo i propri confini per fermare il passaggio illegale di persone, di droga, di armi. La cooperazione per il raggiungimento di questo obiettivo condiviso e comune ha come scopo fondamentale la sicurezza per tutti i cittadini” ha detto Trump nella conferenza stampa congiunta.
Peña Nieto s‘è preoccupato d’assicurare che il Messico non pagherà in ogni caso un muro di divisione. Ha fatto poi buon viso a cattivo gioco, concordando sul fatto che mettere in sicurezza la frontiera porterebbe vantaggi ad entrambe i Paesi. Ma ha ricordato i dati sull’emigrazione:
“L’immigrazioni clandestina dal Messico verso gli Stati Uniti ha raggiunto il suo picco circa 10 anni fa e da allora è diminuita costantemente fino ad essere a tutti gli effetti in negativo” ha spiegato il Capo dello Stato messicano.
Peña Nieto ha sottolineato l’importanza fondamentale di impedire l’afflusso di armi e finanziamenti in provenienza dagli Stati Uniti: molte vite potrebbero essere salvate da entrambe i lati della frontiera, ha detto, se si fermasse questo tipo di traffico.
Al inicio de la conversación con Donald Trump dejé claro que México no pagará por el muro.
— Enrique Peña Nieto (@EPN) 31 agosto 2016