L’avvio del Ramadan, un momento di preghiera e di sacrificio.
L’avvio del Ramadan, un momento di preghiera e di sacrificio. Ma anche un momento di unione e condivisione per le famiglie e le comunità. Quest’anno, per migliaia di persone arrivate in Grecia, è la prima volta che la tradizione musulmana viene rispettata lontano da casa.
“Tutti qui sentono la mancanza delle proprie famiglie, del proprio Paese, è difficile e tanto più per quelli che sono così lontani da casa, dai parenti, dagli amici” dice Abdul, afgano che si trova nel campo profughi di Schito, vicino ad Atene.
I racconti, le preoccupazioni e il disagio sono gli stessi a Evzoni, località poco distante da Idonemi, alla frontiera con la Macedonia, dove da poco è stato sgomberato l’immenso campo improvvisato in cui si trovavano migliaia di migranti.
“È il mio primo giorno di Ramadan. È dura, ho cominciato il digiuno alle 4 del mattino fino alle 9 di sera. È lunga. Ma soprattutto vorrei rivedere la mia famiglia, in Siria o in qualche altro Paese, mi mancano, soprattutto mia madre” dice un giovane di 24 anni arrivato da Aleppo.
Le condizioni difficili sono condivise e paradossalmente questo aiuta a ricreare una cominità. Calato il sole, ci si riunisce attorno al pasto che pone fine alla prima giornata del Ramadan dei migranti.