Divario di genere: l'Italia tra gli ultimi in classifica

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Nuovi dati sulla disoccupazione rivelano le differenze tra le possibilità offerte a uomini e donne in Turchia, a Malta e in Italia. I tre Paesi

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Nuovi dati sulla disoccupazione rivelano le differenze tra le possibilità offerte a uomini e donne in Turchia, a Malta e in Italia.

I tre Paesi presentano i divari maggiori nelle percentuali di uomini e donne occupati, secondo gli ultimi dati di Eurostat

Nell’ambito dei Paesi presi in considerazione, la maggiore diseguaglianza nel 2015 si è registrata in Turchia, dove lavora il 75,3 per cento degli uomini tra i 20 e i 64 anni, contro il 32,5% delle donne.

Al secondo posto viene Malta, dove ha un lavoro l’81,4% degli uomini e il 53,6 delle donne, sempre nella fascia di età tra i 20 e i 64 anni.

In Italia il divario è leggermente minore, ma questo avviene perché la disoccupazione tocca di più anche gli uomini. Gli occupati sono il 70,6% contro il 50,6 delle donne.

Le italiane si sono a lungo lamentate delle discriminazioni sul posto di lavoro, eredità di una società patriarcale secondo cui il ruolo della donna era tra le mura di casa, secondo Reuters.

Dal lato opposto della classifica c‘è la Finlandia, con un gap di genere del 2,1% soltanto. In buona posizione anche Lituania, Lettonia, Svezia e Norvegia, tutte con divari di meno del 5%.

Negli ultimi 10 anni, la grande maggioranza dei Paesi ha quasi colmato il dislivello.

Ma Romania, Austria, Polonia ed Estonia sono state tra le nazioni che hanno visto il gap allargarsi tra il 2005 e il 2015.

Malta, invece, pur avendo ancora uno dei divari maggiori, ha fatto grandi progressi nell’ultimo decennio. Solo il 34,8% delle donne tra i 20 e i 64 anni lavorava nel 2005, mentre l’anno scorso si è passati al 53,6%.

Un rapporto sul mercato del lavoro maltese nel 2012 rivelava: “L’aumento dell’occupazione femminile è spesso attribuito al tasso crescente di lavoratrici tra i 25 e i 34 anni, che, rispetto alle altre generazioni, hanno un diverso atteggiamento nei confronti dell’impego pagato e del loro ruolo nella famiglia.”

Anche la Germania ha avuto un aumento delle donne occupate: dal 63,1% nel 2005 al 73,6% dieci anni dopo.

Slovenia, Danimarca e Grecia rappresentano l’eccezione, poiché hanno visto ridursi il numero delle lavoratrici tra i 20 e i 65 anni dal 2005 al 2015.

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