Chernobyl, 30 anni dopo arriva l'"Arco"

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Di Euronews
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Il peggior incidente nucleare civile della storia. A 30 anni da quel disastro, Valeryi è tornato sul posto insieme ad euronews. Ha portato con sé un dosimetro per misurare il livello di radioattività

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Le prime immagini dopo l’esplosione alla centrale nucleare di Chernobyl avvenuta il 26 aprile 1986, esistono grazie al coraggio del giornalista Valeryi Makarenko che ha sfidato tutti i divieti posti dai servizi segreti e si è recato 16 giorni dopo, sul posto per documentare l’accaduto.

“Le autorità sovietiche – racconta – ci avevano proibito di restare in questa area. Io ho ignorato il divieto, sono arrivato a Chernobyl in elicottero grazie ad un amico dell’aviazione. Ho fatto un’intervista al capo della commissione governativa e ho preparato il primo reportage sui danni a questo reattore. Così abbiamo rotto il blocco all’informazione e non hanno più potuto fermare la stampa”.

A 30 anni da quel disastro, Valeryi è tornato sul posto insieme ad euronews. Ha portato con sé un dosimetro per misurare il livello di radioattività vicino al quarto reattore della centrale nucleare di Chernobyl.

“Sto controllando il livello di radioattività certo è ridicolo fare un paragone con ciò che era nel 1986. Ora è solo 5 volte di più di quello che c‘è sulla strada più centrale di Kiev. Questa pulizia è il risultato del grande lavoro che è stato fatto”.

Per ripulire l’area, tonnellate di sabbia e terra sono state sostituite con quelle prese da varie zone dell’Ucraina. Queste misure hanno permesso a circa 2 mila lavoratori di operare in condizioni di sicurezza per costruire il “New Safe Confinement” chiamato più semplicemente “Arco”. Si tratta di una gabbia gigantesca di 30 mila tonnellate alta 110 metri, larga 260 e profonda 165.

Chernobyl pictures by a liquidator Oleg Veklenko ha lavorato come “liquidatore” dopo l’esplosione. Scorrendo su binari, andrà a coprire sigillandolo il reattore n. 4 esploso in quella terribile notte del 26 aprile 1986. Affidata a una joint venture tra le francesi Vinci e Bouygues, la costruzione verrà ultimata nel 2017 e bloccherà la fuoriuscita di radiazioni per almeno 100 anni. Viktor Zalezetsky, vice direttore del progetto “New Safe Confinement” racconta: “Oggi si sta svolgendo l’ultima fase del processo di costruzione poi cominceremo lo spostamento. L’obiettivo di quest’anno è mettere in posizione questo arco, termineremo i lavori il 30 novembre”.

Pictures from Chernobyl exclusion zone Nataliia Liubchenkova nella “Zona di esclusione” L’“Arco” è dotato di tecnologie che minimizzeranno la corrosione e decontamineranno la struttura, ora il reattore distrutto è un relitto di materiali radioattivi fusi. Il costo stimato dell’intera messa in sicurezza è di 2,1 miliardi di euro di questi 1 miliardo e mezzo solo per la costruzione dell’arco. La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo è il pricipale fnanziatore. 47 Paesi hanno contribuito al fondo per la ricostruzione, i Paesi del G7 con 165 milioni, l’Italia ha partecipato con 6,5 milioni.

“Questa struttura modulare in cemento – racconta Andrey Savin, ingegnere – sarà dotata di botti di metallo contenenti liquido radioattivo per 100 anni. Questa struttura garantirà la sicurezza conservando i liquidi radioattivi”.

“Exclusion Zone” by Reuters Al momento non è ancora chiaro come e dove verranno smaltiti i materiali radioattivi provenienti dal reattore distrutto, che al momento resta una fonte di radiazioni molto forti. Questo è il passo successivo alla costruzione dell’“Arco” e la pianificazione di questa decisiva fase resta ancora vaga.

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