Onu: "il Burundi sull'orlo di un conflitto etnico"

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Di Alfredo Ranavolo
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L'Alto commissariato per i diritti umani denuncia in un rapporto sistematiche violazioni. Solo nel mese di dicembre 130 morti.

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Hutu e tutsi, i nomi di etnie storicamente nemiche nella regione africana dei grandi laghi, rischiano di tornare di prepotente attualità. Questa volta non è il Ruanda, teatro del genocidio del 1994, ma il vicino Burundi, dove un rapporto dell’Alto commissariato per i diritti umani segnala una preoccupante escalation di violenze, che avrebbero uno sfondo razziale.

“L’ipotesi che ci sia una dimensione etnica sta cominciando a emergere” ha spiegato in una conferenza stampa il portavoce dell’Ohchr, Rupert Colville. È rafforzata da una delle donne che hanno subito abusi sessuali. Ha affermato che il violentatore le diceva ‘stai pagando il prezzo di essere una tutsi’. Un altra testimone afferma che i tutsi erano sistematicamente uccisi, mentre gli hutu venivano risparmiati. Nel quartiere Muramvya della capitale Bujumbura, secondo molte testimonianze concordanti, anche le decisioni sugli arresti erano compiute su base etnica”.

Il riferimento è, in particolare, agli episodi accaduti tra l’11 e il 12 dicembre, quando sono stati assaltati tre campi militari. Nel mese scorso sono state uccise 130 persone in Burundi, il doppio di quello precedente. Inoltre, sistematiche violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza continuano a essere compiute nella più totale impunità.

L’alto commissario Zeid Ra’ad Al Hussein vuole un’inchiesta urgente su tali episodi.

#Burundi: Urgent investigation needed in Dec 11 attacks, including reported existence of 9 mass graves https://t.co/b8mOodeqnM

— UN Human Rights (@UNrightswire) January 15, 2016

Almeno 439 sono le persone uccise tra il 26 aprile e il 14 gennaio. Secondo il rapporto, la situazione appare quella di “un collasso dell’ordine pubblico imminente. I gruppi armati di opposizione diventando sempre più attivi e la ricomparsa della dimensione etnica fanno temere un disastro se continuerà l’attuale traiettoria di rapido
deterioramento della situazione”.

La scarsa stabilità del Paese è testimoniata anche dalla sentenza emessa giovedì nei confronti di un ex ministro della Difesa, yrille Ndayirukiye, e tre generali, condannati all’ergastolo per il loro ruolo in un colpo di Stato sventato a maggio.

Facevano parte di un gruppo di 28 persone che intendevano rovesciare il presidente Pierre Nkurunziza, che aveva precipitato la nazione in una crisi lo scorso anno, con il contestato voto col quale si è assicurato il terzo mandato.

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