Putin accusa la Turchia: compra petrolio dall'Isis. Erdogan: lo dimostri e mi dimetto

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Di Andrea Neri
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La Turchia di Recep Tayyip Erdogan compra il petrolio dall’autoproclamato Stato Islamico. Si intensifica così lo scambio di battute infuocate tra

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La Turchia di Recep Tayyip Erdogan compra il petrolio dall’autoproclamato Stato Islamico. Si intensifica così lo scambio di battute infuocate tra Russia e Turchia riguardo all’abbattimento del caccia russo al confine turco-siriano la scorsa settimana. Vladimir Putin, che a Parigi ha evitato ogni incontro con il Presidente turco, ha fatto accuse molto precise:

“Abbiamo fondate ragioni di credere che la decisione di colpire il nostro caccia sia stata dettata dalla volontà di garantire la sicurezza dei rifornimenti di greggio” ha detto il capo del Cremlino. “Abbiamo informazioni che sfortunatamente confermano che dal sito di produzione, controllato dal gruppo Stato Islamico e da altri gruppi terroristici, il petrolio transita su scala industriale, verso la Turchia, proprio verso i porti nei quali è caricato sulle navi cisterna”.

Accuse che arrivano a due giorni dall’annuncio del primo pacchetto di sanzioni russe ai danni di Ankara. Erdogan ha rigettato queste accuse e sfidato Putin:

“Con le calunnie non si va da nessuna parte. Dico chiaro e tondo che se l’accusa che la Turchia compra il petrolio dall’autoproclamato Stato Islamico fosse dimostrata sono pronto a dare le dimissioni. Ma chiedo al Signor Putin: lui farà lo stesso?”.

E mentre l’apertura della Cop21 a Parigi non basta a riscaldare le relazioni tra Russia e Turchia, sotto le nevicate di Mosca è rientrata la bara con il corpo del pilota russo ucciso il 24 novembre. Un’azione per la quale la Turchia ha ottenuto l’appoggio, seppure a denti stretti, della Nato che, con l’avallo degli Stati Uniti, conferma la teoria secondo la quale il Sukhoi-24 dell’aviazione russa avrebbe sconfinato nello spazio aereo turco.

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