Sconfiggere l'ISIL: la dura battaglia degli 007

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Dopo le stragi di Parigi è guerra ai terroristi delI’ISIL. Viene tuttavia da chiederci se conosciamo veramente chi sono questi nostri nemici e cosa

Dopo le stragi di Parigi è guerra ai terroristi delI’ISIL. Viene tuttavia da chiederci se conosciamo veramente chi sono questi nostri nemici e cosa hanno ora in programma di fare? Ospite di Global Conversation il Dottor Jamie Shea della divisione Nato che si occupa delle emergenze in materia sicurezza.

La minaccia jihadista:

“L’ISIL ha dimostrato di sapere creare ed espandere una jihad globale, per organizzare attacchi molto rapidamente e tutti in luoghi e posti diversi. Questo potrebbe essere la conseguenza del fatto che hanno perso il 25% delle loro roccaforti in Iraq e in Siria nel corso dell’ultimo anno. Senza contare che in molte parti il califatto sta subendo contraccolpi. Certo è molto difficile monitorare un gran numero di persone dislocate in tanti paesi diversi in cellule dormienti, alcuni arrivano dall’estero, altri abitano in quei paesi da tempo. Prendiamo ad esempio la Francia: fino a a pochi anni i servizi di sicurezza nazionale monitoravano 1.000 o 2000 persone, ora sono più di 15.000. Molte di queste persone sono sulle liste nere dei servizi segreti. 25% sono donne, 15% adolescenti di età inferiore ai 16 anni. Un altro aspetto è che che queste persone riescono a radicalizzarsi sul territorio in tempi molto brevi, come nel caso dei due fratelli del Belgio coinvolti nelle stragi di Parigi.”

Cooperazione internazionale contro gli attentati:

“Parigi è il motivo per cui ora si deve migliorare la cooperazione internazionale anche tra i servizi di intelligence. D’altra parte il fatto che i responsabili delle stragi siano stati così rapidamente identificati, il fatto che la polizia in Belgio il giorno successivo abbia effettuato dei blitz a Bruxelles, questo dimostra che la cooperazione è migliorata. Ma non è tutto ancora perfetto. Dobbiamo continuare a impegnarci per fare sempre meglio. In particolare in questo contesto dove gli jihadisti stanno utilizzando tecniche ancora più sofisticate, come i messaggi crittografati, siti web “invisibili.”

L’ISIL e le armi di distruzione di massa:

“E’ un problema nella misura in cui l’ISIL sostiene di essere uno Stato e governa il territorio credo che sia un pericolo. Ma se i membri dell’ISIL, come quelli di al-Qaeda negli ultimi anni, vivessero sempre nascosti e in perenne fuga dagli attacchi dei droni, allora non hanno il tempo per trovare le risorse finanziare o costruire laboratori specifici per costruire un’arma di distruzione di massa . Quindi si deve togliere loro quella sorta di zona di sicurezza dove pianificare attacchi. A Parigi utilizzando armi semplici come kalashnikov ed esplosivi e con otto o nove membri sono riusciti a creare caos e ottenere visibilità; credo che sia questo quello che stanno cercando di fare: creare tensioni e divisioni. Forse hanno alternative più economiche e immediate delle armi di distruzione di massa. Tuttavia dobbiamo restare sempre in allerta per una serie di diverse minacce provenienti dall’ISIL e non focalizzare tutte le nostre energie su un solo fattore.”

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