Dopo cinque anni di colloqui culminati con una maratona di negoziati a oltranza i rappresentanti di 12 Paesi (capitanati da Stati Uniti e Giappone)
Dopo cinque anni di colloqui culminati con una maratona di negoziati a oltranza i rappresentanti di 12 Paesi (capitanati da Stati Uniti e Giappone) hanno annunciato il raggiungimento dell’intesa sul libero scambio nell’area del Pacifico.
Il nome ufficiale è proprio “Trans-Pacific Partnership“ e potrebbe rivelarsi il più importante accordo dalla nascita dell’Organizzazione mondiale del commercio.
Il condizionale è d’obbligo perché la convenzione (che toccherà 800 milioni di persone e interesserà il 40% dell’economia mondiale) dovrà essere prima ratificata nei parlamenti degli Stati membri.
“Questa storica intesa spingerà la crescita economica. Sosterrà impieghi più remunerativi. Migliorerà innovazione, produttività e competitività”, ha detto Michael Froman. “Aumenterà la qualità della vita – prosegue – ridurrà la povertà e promuoverà trasparenza, buone pratiche di governo e protezione dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori”.
Sciolti anche gli ultimi nodi che avevano indotto in stallo i negoziatori: la questione del monopolio dei medicinali di nuova generazione per le aziende farmaceutiche, ma anche l’apertura di determinati mercati alle esportazioni di latte.
L’accordo (che per la gioia di Tokyo e Washington esclude la Cina) fissa inoltre regole relative al commercio dei dati, agli standard di lavoro – pensate a un Paese firmatario come il Vietnam – e alle risoluzione delle controversie tra Stati e investitori stranieri.