Israele, a Netanyahu fiducia per un voto

Israele, a Netanyahu fiducia per un voto
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Di Alfredo Ranavolo
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I sì al nuovo governo sono 61, i no 59. Pesanti critiche dall'opposizione, proteste della Lista araba unitaria.

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Sessantuno a cinquantanove. Le difficili manovre con le quali Benyamin Netanyahu ha portato a compimento la creazione del suo nuovo esecutivo sono tutte nei risicatissimi numeri della fiducia. Lavoro durato due mesi, dopo le elezioni che avevano comunque visto la vittoria del suo Likud.

E infatti il primo ministro israeliano ha tenuto a sottolineare che lavorerà all’allargamento della coalizione, già formata da cinque partiti, ma pensa anche a una riforma per assicurare maggiore governabilità.

Il presidente della Knesset, Yoel Edelstein, ha dovuto allontanare tre deputati arabi, per consentire al primo ministro di leggere il proprio intervento.

Oggetto di contestazione durante il discorso prima del voto da parte della Lista araba unita, terza forza del parlamento, Netanyahu è stato bersaglio anche delle critiche dei laburisti per aver “messo insieme un circo”. Il leader della sinistra Isaac Herzog ha chiuso, così, a ogni ipotesi di fare da “stampella” a un governo con ben poco sostegno parlamentare.

Sotto accusa soprattutto la nomina a ministro della Giustizia di Ayelet Shaked, membro dell’estrema destra di Focolare ebraico, partito di riferimento dei coloni. Tra gli obiettivi che si prefigge c‘è quello di limitare le prerogative della Corte suprema israeliana.

Il premier ha confermato che terrà per sé il ministero degli Esteri, lasciato libero da Avigdor Lieberman. S
sua vice alla diplomazia la nazionalista Tzipi Hotoveli, membra del suo partito.

Lo smottamento a destra dell’asse del governo non è certo un buon viatico per i rapporti coi palestinesi, che in questi giorni manifestano in ricordo della Nakba, la “catastrofe”, che ricorda l’esodo del ’48. A Betlemme scontri con i soldati israeliani.

Il governo di Tel Aviv si dice determinato a portare avanti il processo di pace, ma “nel contesto degli interessi di sicurezza di Israele”. Che, a detta dello stesso presidente del consiglio non contemplano la soluzione dei due Stati.

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