Croce Rossa, le catastrofi naturali e la salvezza in un sms

Croce Rossa, le catastrofi naturali e la salvezza in un sms
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Di Euronews
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Il 4 dicembre scorso, i venti che hanno spazzato le Filippine, hanno raggiunto i 210Km/h. Il tifone Bopha ha causato 1901 vittime, nel 2012 è stato la catastrofe naturale più letale al mondo, secondo quanto riferisce il rapporto della Federazione Croce Rossa internazionale e Mezzaluna rossa.

Il 2012 ha fatto comunque segnare un dato in controtendenza, il numero delle vittime di catastrofi naturali è stato il più basso del decennio, mentre si è attestato al quinto posto per grado di distruzione. A tal proposito è l’uragano Sandy, a far segnare il record, alla fine di ottobre 2012, ha raso al suolo la costa Est degli Stati Uniti seminando danni per 50 miliardi di dollari.

L’edizione 2013 del rapporto sulle catastrofi nel mondo, affronta anche l’aspetto tecnico e le modalità dell’intervento umanitario. Quando una catastrofe si abbatte su un territorio, avere accesso alle informazioni è importante, quanto fornire viveri. La tecnologia arriva in soccorso delle organizzazioni non governative, un semplice smartphone può aggregare i dati prodotti in tempo reale dalla popolazione, e a sua volte rilanciare un allarme o le informazioni utili.

Craig Cooper, Croce rossa statunitense: “L’abitudine di accendere la televisione e guardare il telegiornale o ascoltare la radio, è stata rimpiazzata utilizzando il cellulare o comunque un supporto per restare direttamente collegati. Sappiamo che durante il terremoto in Nuova Zelanda, proprio quest’anno, un gruppo di persone è stato localizzato, twittando le coordinate dell’edificio in cui era improgionato, i social media vengono utilizzati per consultare informazioni prima del disastro e soprattutto dopo”.

Malgrado la disparità d’accesso a questo tipo di tecnologie, anche in zone molto povere come nei campi per sfollati di Haiti, la maggior parte della popolazione ha un telefono cellulare. Con questo sistema la Croce Rossa riesce a tenere i contatti, con circa 3 milioni di persone, anche solo via sms. I messaggi forniscono informazioni pratiche sui soccorsi oltre a allertare sull’arrivo di uragani, sono stati inoltre molto utili a limitare i danni durante l’epidemia di colera nel 2010.

Chris Cummings ha sentito per Euronews Patrick Vinck, curatore del Rapporto della Federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa:

“Siamo con Patrick Vinck, della ‘Harvard humanitarian initiative’, che ha curato il rapporto annuale della Federazione internazionale della Croce rossa e della Mezza luna rossa.

Quest’anno la pubblicazione si focalizza sulle nuove tecnologie applicate all’azione umanitaria.

Questa nuova era dell’interconnessione tecnologica, con i telefoni cellulari, i social network eccetera…quali opportunità offre all’azione umanitaria e alle popolazioni minacciate dai disastri naturali e dalle violenze?”

Patrick Vinck:

“La questione principale per gli operatori e per le comunità a rischio, è come rendere più efficace l’assistenza umanitaria.

La tecnologia ha un potenziale enorme se viene usata per raccogliere informazioni più precise, per esempio, grazie alle immagini aeree fornite dai satelliti, ma anche con la raccolta di informazioni sul terreno, tramite i cellulari, ad esempio, che consente alle popolazioni colpite di avere voce in capitolo, di instaurare un dialogo, grazie agli sms o alle chiamate dirette.”

Euronews:

“Da dove viene l’interesse per lo sviluppo di nuove tecnologie relative all’intervento umanitario? Viene dal settore umanitario stesso, che investe nell’innovazione, o l’impulso viene dall’esterno, da chi vuole sfruttare un mercato emergente e potenzialmente redditizio?”

Patrick Vinck:

“È una domanda interessante. Si tratta di un incontro fra menti diverse, fra persone che hanno delle idee. Ovviamente fra gli attori dell’azione umanitaria ce ne sono alcuni più aperti all’innovazione, altri invece meno.

Ma il rischio più importante resta quello del divario tecnologico, che sottolineiamo nel rapporto, fra chi ha le capacità e i mezzi di investire nelle nuove tecnologie e applicarle e chi questi mezzi e queste capacità non li ha”.

Euronews:

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“Possiamo parlare di due altri recenti sviluppi, i sistemi di pagamento elettronici e l’identificazione biometrica. Entrambi giocano un ruolo fondamentale nella risposta umanitaria. Che vantaggi offrono a chi è vittima di una catastrofe?”

Patrick Vinck:

“Il pagamento elettronico è un bell’esempio di come la tecnologia possa rendere più efficiente l’assistenza umanitaria. Perché evita il rischio di perdite, il che è un eufemismo per dire che evita che il denaro non raggiunga i destinatari, ma finisca nelle mani di qualcun altro. Ed elimina anche i costi delle transazioni, le spese generali associate al trasferimento di denaro contante fisico.

Quindi è un ottimo esempio di una tecnologia che può essere utile e rapidamente adottata. L’identificazione biometrica va nella stessa direzione, quella dell’efficienza.

Una delle sfide principali per gli operatori umanitari è quella di garantire che i fondi arrivino alle persone che hanno bisogno di assistenza e che questi fondi vengano versati in modo continuativo. Quindi, per noi è vitale poter monitorare i beneficiari. È un vantaggio per tutti”.

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Euronews:

“Affrontiamo un argomento più controverso: quali sono i pro e i contro dell’uso dei droni nell’azione umanitaria?”

Patrick Vinck:

“La questione è complessa. Si tratta di una tecnologia relativamente nuova e dal potenziale interessante.

Nel caso, ad esempio, di un terremoto, o di un altro disastro, i droni sono in grado non solo di trasmettere immagini molto rapidamente, ma anche di dare informazioni per costruire un modello tridimensionale della situazione sul campo.

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Un drone può portare assistenza in aree remote, può trasportare vaccini senza il bisogno di mettere in moto infrastrutture complesse e quindi riducendo di fatto i costi logistici.

Ma devono essere affrontate le problematiche riguardanti la protezione della privacy e la raccolta dei dati.Dobbiamo essere cauti nell’adottare questo tipo di tecnologia.

Dobbiamo valutare caso per caso e anche colmare il divario fra chi è esperto di droni e conosce le questioni relative all’etica e alla protezione dei dati personali e gli operatori umanitari, che non pensano necessariamente in questi temini, perché il loro obiettivo principale è salvare delle vite, a qualunque costo”.

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