Giulio Andreotti: L'Europa non ha una politica dell'immigrazione

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“Direi che l’Europa non ha una politica dell’immigrazione, nel senso articolata e ben programmata, peró la spinta che porta a trovare soluzioni idonee al riguardo è fatale che sia in crescita e debba prevalere”

Sette volte Presidente del Consiglio italiano, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, sempre presente nel Parlamento italiano dal 1948, come deputato DC fino al 1991 e successivamente come senatore a vita. Giulio Andreotti ha attraversato tutte le fasi della politica italiana ed europea. É stato al centro di innumerevoli scandali, processato per mafia, di lui si è occupato perfino il cinema. Dal 1992 non ha piú incarichi di governo ma a 90 anni continua a esercitare la sua influenza. Lo abbiamo incontrato nel suo studio di Roma e insieme abbiamo ripercorso le tappe che hanno portato all’attuale assetto dell’Europa.

euronews: Senatore voi padri fondatori dell’Europa avete fatto una fatica immane a creare l’attuale Unione europea e agli europei l’argomento sembra non interessare per nulla. É colpa dei cittadini o è colpa vostra?

Giulio Andreotti: Forse il cambiamento dall’autarchia, dalle piccole dimensioni alle dimensioni quasi illimitate era tale che probabilmente andava fatto forse a passi un pó piú lenti e cadenzati, peró all’inizio certo non era facile capire cosa significava. Eravamo tutti abituati a una vita, qui a Roma, forse di quartiere nemmeno di città. La stessa unità nazionale ha avuto un itinerario di marcia piuttosto faticoso e non sempre omogeneo. peró devo dire ringraziamo Dio di aver capito che questa era la strada in cui dovevamo metterci.

euronews: Nel 1957 con il Trattato di Roma viene istituito il mercato comune. Quella politica, di fronte alla globalizzazione e alla luce dell’attuale crisi mondiale è ancora valida o è fallita?

Giulio Andreotti: a mio avviso fu giusta perchè il frazionamento dava a qualcuno la sopravvivenza ma soffocava degli altri quindi bisognava individuare e fu individuata una formula che alzasse il tiro.

euronews: Giugno 1979: prima elezione del Parlamento europeo a suffragio universale diretto. Gli europei possono scegliere i propri rappresentanti. 30 anni dopo Bruxelles e Strasburgo sono percipiti come lontani e inutili. Perchè?

Giulio Andreotti: forse perchè rimane sempre in ognuno, sia individuo che collettività nazionale, una quota di particolarismo che è dura a morire. Senza voler fare l’elogio di quello che è accaduto peró dei passi avanti notevoli sono stati fatti e quindi il disegno iniziale si è dimostrato valido. Non era un disegno velleitario.

euronews: Dicembre 1991: a Maastricht viene approvato il trattato che dà vita all’Unione europea, per l’Italia fu proprio Lei senatore, a firmarlo. Eravate troppo illusi allora o avete sbagliato tutto dopo?

Giulio Andreotti: É tutto un cammino ancora da completare. E forse è il discorso nostro che dobbiamo cercare di fare è quello di farci capire dai giovani, cioé far capire peró che l’avvenire è questo, non si guarda indietro e con questo si sta bene.

euronews: maggio 2004: l’Europa a 15 diventa l’Europa a 25 e due anni dopo, gennaio 2007 diventa l’Europa a 27 con l’ingresso di Bulgaria e Romania. Secondo lei senatore c‘è spazio per altri paesi?

Giulio Andreotti: Quello che si è fatto è notevole, quello che c‘è da fare è ancora piú che rilevante e anzi, tanto piú si arriva a quella che deve essere la meta finale, tanto piú si ha un respiro lungo, si fa fatica a procedere.

euronews: ci sono alcuni paesi che pretendono di far parte dell’Europa. Secondo Lei alcuni di questi paesi dovrebbero essere esclusi a prescindere?

Giulio Andreotti: la coscienza europea è uno stato d’animo non è solo un insieme di convinzioni documentabili. Io credo peró che la strada che è stata imboccata sia quella giusta: il tempo aiuterà a consolidare questo movimento unitario e a superare quelli che sono dei particolarismi.

euronews: maggio 2005: Francia e Olanda bocciano con un referendum la costituzione europea? Tutto sommato è stato un bene?

Giulio Andreotti: probabilmente non era ancora maturo lo stato d’animo dell’opinione pubblica in generale per accedere a una scelta precisa. Ancora rimanevamo molti pregiudizi, molte lacune, quindi credo che probabilmente aver accellerato i tempi sia stato forse un errore.

euronews: Nel 1984 a una Festa dell’Unità a Roma lei affermó che le due Germanie dovevano restare divise: si è mai pentito di quel giudizio?

Giulio Andreotti: forse mi sono pentito di dirlo, perchè certe cose bisogna pensarle ma non dirle. Peró era una convinzione che io avevo.

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euronews: Kohl non glielo ha mai perdonato.

Giulio Andreotti: bisognerà avere ancora un po’ di pazienza qualche anno.

euronews: quando Margareth Thacher dava quei giudizi cosí negativi su di lei, era davvero lei l’obiettivo dei giudizi o era l’Italia in generale?

Giulio Andreotti: La Signora Thacher è una donna di estrema intelligenza e di grande finezza peró ha un certo spirito autoritario a causa del quale è difficile stare insieme attorno a un tavolo.

euronews: Secondo Lei l’Europa ha una politica dell’immigrazione?

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Giulio Andreotti: forse una politica nel senso articolata e ben programmata direi di no peró la spinta che porta a trovare soluzioni idonee al riguardo è fatale che sia in crescita e debba prevalere.

euronews: Rimpatriare i barconi di clandestini come fa il governo italiano è necessario o è un abuso?

Giulio Andreotti: sono scelte che non c‘è il tempo di meditare peró io credo che forse è necessario anche per scoraggiare il moltiplicarsi di iniziative di questo genere.

euronews: L’Italia da sempre deve fare i conti con la mafia, ma ora la mafia ha anche altre origini e altre provenienze. È un problema che l’Europa dovrebbe porsi? Lei ha qualche suggerimento da dare a chi prende le decisioni a Bruxelles?

Giulio Andreotti: a mio avviso l’Europa deve essere e lo sarà un moto evolutivo che non puó da un giorno all’altro essere perfetto, ma prendendo sempre da tutti quello che c‘è di meglio e cercando di correggere i difetti che tutti abbiamo. Non è un cammino facile ma è un obbligo, vorrei dire dire anche morale nei confronti delle generazioni future di non sbagliare strada.

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euronews: Senatore lei dal 1992 non ha piú incarichi di governo, si sente logorato?

Giulio Andreotti: io mi considero un piccolo popolano romano, non mi considero inserito in grandi disegni anche se delle piccole parti di un disegno grande possono essere affidate o coltivate anche perifericamente come è nel mio caso.

euronews: Senatore ha paura della morte?

Giulio Andreotti: certamente non mi rallegra, cerco di pensarci il meno possibile.

euronews: quale è il suo obiettivo per i prossimi 90 anni?

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Giulio Andreotti: penso che la cosa migliore sia non pensare alla morte, ma non illudersi nemmeno di essere immortale.

euronews: la ringrazio senatore

Giulio Andreotti: prego, bene.

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