L'Austria non molla: Romania e Bulgaria ancora fuori dall'area Schengen

L'area Schengen consta di 27 Paesi
L'area Schengen consta di 27 Paesi Diritti d'autore Matthias Schrader/Copyright 2019 The AP. All rights reserved
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Di Sandor Zsiros
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Romania e Bulgaria entreranno "parzialmente" nell'area Schengen, con i controlli eliminati alle frontiere aeree e marittime, ma non ai confini terrestri

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L'Unione europea deve proteggere meglio le sue frontiere esterne prima di ammettere pienamente Romania e Bulgaria nell'area Schengen, lo spazio di libera circolazione a cui appartengono 27 Stati d'Europa.

Ne fanno parte Islanda, Norvegia, Svizzera e Lichtenstein, ma restano fuori l'Irlanda, per propria scelta e Cipro, per la disputa territoriale con la Turchia. Oltre ai due Paesi dell'Europa dell'Est, che da anni tentano di entrare, senza successo.

Per ora si è deciso di eliminare, a partire da aprile, i controlli alle frontiere romene e bulgare per i viaggi aerei e marittimi, ma non ancora ai confini terrestri. Su questo punto, i negoziati proseguiranno nel 2024.

Il veto prolungato dell'Austria

A bloccare l'ingresso nell'Area Schengen di Romania e Bulgaria è l'Austria, per preoccupazioni legate all'immigrazione irregolare. Il governo di Vienna ritiene al momento disfunzionale l'Area Schengen, e non vuole dunque allargarla ad altri Stati membri, come spiega a Euronews Lukas Mandl, eurodeputato del Partito popolare austriaco (Övp), che governa a Vienna.

"Vogliamo che la Bulgaria e la Romania entrino nell'area Schengen. Ma non è ancora possibile perché le frontiere esterne dell'Ue non sono ancora protette correttamente. Per questo il messaggio dell'Austria è chiaro: dobbiamo prima risolvere il problema delle nostre frontiere esterne in termini di migrazione irregolare. Poi potremo completare lo spazio Schengen."

L'Austria è uno degli Stati con più richieste d'asilo dell'Unione: oltre 100mila nel 2022, nonostante le dimensioni modeste e il fatto di essere circondata da altri Paesi europei: le persone migranti possono infatti rivolgersi solo al Paese di primo ingresso per chiedere asilo: una regola non realmente rispettata da molti Stati membri, secondo Mandl.

"Soprattutto l'Ungheria, ma anche altri Stati membri non hanno seguito la regola del Paese di primo ingresso. E per il futuro, abbiamo convenuto che Bulgaria e Romania si prenderanno cura dei migranti che hanno fatto il loro primo ingresso in uno di questi due Paesi".

I governi di Bucarest e Sofia hanno concordato di rafforzare il controllo delle frontiere esterne con l'aiuto dell'agenzia europea Frontex e si impegnano anche a contrastare i cosiddetti "movimenti secondari", analizzando le richieste di asilo sul proprio territorio.

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