Sei ragazzi contro 32 Stati: comincia a Strasburgo il processo per l'inazione climatica

Andre Oliveira Catarine Mota, Martim, Mariana e Claudia Agostinho di fronte alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo, dove il 27 settembre è iniziato il processo
Andre Oliveira Catarine Mota, Martim, Mariana e Claudia Agostinho di fronte alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo, dove il 27 settembre è iniziato il processo Diritti d'autore Jean-Francois Badias/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
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Di Isabel Marques da SilvaVincenzo Genovese
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Alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo è stata celebrata la prima udienza del "caso Agostinho" una causa legale intentata contro i governi per non aver affrontato la crisi climatica e presentata a settembre del 2020

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I querelanti sono quattro ragazze e due ragazzi, tutti portoghesi, tra gli 11 e i 24 anni, mentre gli Stati accusati sono i 27 membri dell'Unione europea più Norvegia, Regno Unito, Svizzera, Russia e Turchia.

Secondo l'accusa, la loro inazione nella lotta al cambiamento climatico ha provocato conseguenze dannose nella vita quotidiana dei cittadini, come gli incendi del 2017 in Portogallo, che hanno causato più di 100 morti.

"Ci sono molte risoluzioni, convenzioni, bellissime parole sulla carta. Ma mancano i fatti"
Dunja Mijatovic
Commissaria per i Diritti umani del Consiglio d'Europa

Il futuro in gioco

In gioco c'è il futuro, spiega uno di loro, Martim Duarte Agostinho: "Gli incendi sono avvenuti molto vicino a dove vivo. Hanno messo a repentaglio la mia vita, quella delle mie sorelle, oltre a giorni di scuola persi per piccole malattie respiratorie. La situazione non è migliorata e credo che sia ancora più grave".

Il team legale che assiste gli adolescenti spera in una vittoria storica, che sarebbe "l'equivalente di un trattato giuridicamente vincolante per obbligare i 32 Paesi coinvolti ad accelerare le loro politiche per il clima".

"Dato che si tratta di giovani, è in gioco il loro futuro: subiranno i danni del cambiamento climatico per un periodo di tempo molto più lungo", spiega a Euronews Gearóid Ó Cuinn, direttore della Global Legal Action Network

"Per questo riteniamo siano discriminati. La Corte ci ha anche chiesto di affrontare il rischio di trattamento inumano e degradante, a causa dell'angoscia provocata dal trauma della crisi climatica".

A favore dei querelanti si è espressa pure la commissaria per i Diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic:"Penso sia il momento giusto per passare dalle parole ai fatti. Ci sono molte risoluzioni, convenzioni, bellissime parole sulla carta. Ma mancano i fatti".

La difesa dei governi

I 32 Paesi sono rappresentati da una squadra di 86 avvocati e un portavoce del team legale ha dichiarato a Euronews di non voler fare alcun commento in questa fase del processo.

Durante l'udienza, comunque, hanno sostenuto una generale mancanza di prove, considerato come "speculazioni" le previsioni dei rischi futuri" e affermato che i querelanti non si trovano in una situazione di pericolo più di quanto non lo sia il resto della popolazione del Portogallo.

Da parte dei governi, anche la rivendicazione di una reale azione climatica, con il rispetto degli impegni di mitigazione presi con l'Accordo di Parigi sul clima del 2016.

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