L'innalzamento del livello del mare potrebbe far sprofondare piccole isole come Tuvalu e Antigua. Possono usare il diritto degli oceani?

Funafuti, l'isola principale dello Stato nazionale di Tuvalu, considerata "estremamente vulnerabile" agli impatti del cambiamento climatico.
Funafuti, l'isola principale dello Stato nazionale di Tuvalu, considerata "estremamente vulnerabile" agli impatti del cambiamento climatico. Diritti d'autore AP Photo/Alastair Grant
Diritti d'autore AP Photo/Alastair Grant
Di Euronews Green - Edizione italiana: Cristiano Tassinari Agenzie:  Reuters
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

"Non possiamo rimanere in silenzio": i piccoli Stati insulari del mondo usano il diritto del mare per chiedere un'azione decisa per il clima. In corso di svolgimento la prima causa per "giustizia climatica"

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Un gruppo di piccole nazioni insulari, minacciate dall'innalzamento del livello del mare, sta affrontando i Paesi ad alte emissioni in un'udienza storica che si tiene ad Amburgo, in Germania.

I primi ministri di Tuvalu e Antigua e Barbuda sono tra coloro che testimonieranno al Tribunale internazionale per il diritto del mare (ITLOS), in quello che è considerato il primo caso di "giustizia climatica" incentrato sull'Oceano (in particolare: Pacifico e Atlantico).

Il Tribunale internazionale valuterà se le emissioni di carbonio assorbite dal mare debbano essere considerate inquinamento marino e quali obblighi abbiano le nazioni per proteggere l'ambiente marino.

"Senza un'azione rapida e ambiziosa, il cambiamento climatico potrebbe impedire ai miei figli e nipoti di vivere sull'isola dei loro antenati, l'isola che chiamiamo casa.
Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a questa ingiustizia".
Gaston Browne
Primo Ministro di Antigua e Barbuda

"Siamo venuti davanti a questo Tribunale nella convinzione che il diritto internazionale debba svolgere un ruolo centrale nell'affrontare la catastrofe che si sta svolgendo sotto i nostri occhi", ha aggiunto il primo ministro di Antigua e Barbuda.

Le emissioni di gas serra violano il diritto del mare?

La causa è stata intentata dalla Commissione dei piccoli Stati insulari sui cambiamenti climatici e il diritto internazionale (COSIS).
Fanno parte di questa coalizione anche Bahamas, Niue, Palau, St. Kitts e Nevis, St. Lucia, St. Vincent e Grenadine e Vanuatu.

Il COSIS sostiene che la maggior parte dei Paesi è obbligata a proteggere l'ambiente marino in base alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, anche dalle emissioni di gas serra.

Essendo uno dei più grandi pozzi di carbonio del mondo, l'Oceano assorbe il 25% di tutte le emissioni di CO2 e cattura il 90% del calore in eccesso generato da queste emissioni. Inoltre, genera il 50% dell'ossigeno del pianeta.

L'eccessivo inquinamento da carbonio provoca reazioni chimiche dannose come l'acidificazione e lo sbiancamento dei coralli, mettendo a rischio la capacità dell'Oceano di assorbire la CO2 e di salvaguardare la vita sulla Terra.

Nick Perry/AP
Efate Island, Vanuatu. Nel 2015, durante il passaggio del Ciclone "Pam".Nick Perry/AP

Anche gli Stati insulari a bassa quota, come Tuvalu e Vanuatu, rischiano di essere sommersi dalle acque entro la fine del secolo a causa degli impatti climatici a lenta insorgenza.

"Gli eventi meteorologici estremi, che aumentano di numero e di intensità ogni anno che passa, stanno uccidendo la nostra gente e distruggendo le nostre infrastrutture", aggiunge il primo ministro di Tuvalu, Kausea Natano, alla litania degli impatti climatici negativi.

Questo nonostante i piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS) siano collettivamente responsabili di meno dell'1% delle emissioni globali di carbonio.

Cosa succederà se il COSIS avrà successo nella sua causa sul clima?

Dopo i due giorni di udienza, il tribunale emetterà un parere consultivo. Questo non è giuridicamente vincolante, ma offre una dichiarazione autorevole su questioni legali che potrebbero guidare i Paesi nell'elaborazione di leggi sulla protezione del clima.

In caso di successo, il caso estenderà gli obblighi dei Paesi nell'ambito della Convenzione delle Nazioni Unite per includere la riduzione delle emissioni di carbonio e la protezione degli ambienti marini, già colpiti dall'inquinamento da CO2.

"Siamo qui in cerca di aiuto urgente, nella ferma convinzione che il diritto internazionale sia un meccanismo essenziale per correggere la manifesta ingiustizia che il nostro popolo sta subendo a causa dei cambiamenti climatici", aggiunge Kausea Natano, premier di Tuvalu.

"Siamo fiduciosi che le corti e i tribunali internazionali non permetteranno che questa ingiustizia continui senza controllo", insiste il primo ministro di Tuvalu.

Le piccole nazioni insulari hanno cercato di ottenere chiarezza giuridica sugli obblighi delle nazioni in materia di clima anche in altri tribunali.

Vanuatu ha condotto una campagna per chiedere alla Corte internazionale di giustizia (CIG) di emettere un parere consultivo sugli obblighi dei Paesi di affrontare i cambiamenti climatici.

A marzo, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato per il rinvio del caso alla Corte internazionale di giustizia, che emetterà un parere nel 2024.

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Euronews racconta

Cosa si sono inventati a Tuvalu...
Servizio del 9.11.2021

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