Onu, studio rivela l'impatto globale delle specie invasive: responsabili del 60% delle estinzioni

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Image Diritti d'autore Sophia Germer/ 2021 SOPHIA GERMER / The Times-Picayune | The New Orleans Advocate
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Di Michela MorsaEuronews
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La loro diffusione nel mondo causa un danno economico di 392 miliardi di euro l'anno

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Un team di 86 ricercatori provenienti da 49 Paesi ha pubblicato una valutazione quadriennale dell'impatto globale di circa 3500 specie invasive, scoprendo che il costo economico della loro diffusione ammonta ad almeno 423 miliardi di dollari l'anno (392 miliardi di euro) e che questi "invasori" svolgono un ruolo chiave nel 60% delle estinzioni di piante e animali conosciuti. 

I danni economici della diffusione nel mondo delle specie invasive è quadruplicato ogni decennio dal 1970 e si prevede che l'aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico favorisca ulteriormente la loro espansione. Il problema, quindi, "è destinato a peggiorare notevolmente", ha spiegato l'ecologista Helen Roy, co-presidente della piattaforma intergovernativa delle Nazioni unite sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (Ipbes).

Le specie invasive sono piante o animali, spesso introdotte deliberatamente e non dall'attività umana, che si insediano in un nuovo ambiente con effetti deleteri, dalla competizione con la fauna selvatica autoctona, al danneggiamento delle infrastrutture, fino alla minaccia per la salute e i mezzi di sussistenza dell'uomo.

Le conseguenze per l'uomo

"Le specie invasive non colpiscono solo la natura, ma anche le persone e causano terribili perdite di vite umane", ha dichiarato il co-presidente Anibal Pauchard, dell'Istituto cileno di ecologia e biodiversità. L'esempio più immediato sono le specie invasive di zanzare, che possono diffondere malattie letali come dengue e malaria. 

Gli impatti sono spesso lenti a materializzarsi, ma possono essere catastrofici quando si manifestano. Secondo gli scienziati, gli incendi letali che hanno colpito le Hawaii il mese scorso, causando centinaia di morti e devestando Maui, sono stati accelerati con tutta probabilità da erbe invasive altamente infiammabili portate dall'Africa decenni fa come pascolo per il bestiame.

L'impatto dei predatori

Circa tre quarti dell'impatto negativo delle specie invasive si verificano sulla terraferma, soprattutto nelle foreste, nei boschi e nelle aree coltivate.

E sebbene le specie invasive possano presentarsi in molte forme, tra cui microbi, invertebrati e piante, sono spesso gli animali vertebrati, in particolare i predatori, ad avere il maggior impatto ambientale. 

Sulle isole molte specie si sono evolute senza predatori e sono quindi "molto ingenue" e con poche difese. "Gli uccelli in Nuova Zelanda non hanno avuto esperienza con i ratti fino a quando non sono arrivati gli uomini e hanno portato i ratti. I loro nidi sono a livello del suolo", ha spiegato Pauchard. 

Correre ai ripari

Tuttavia, sbarazzarsi delle specie invasive una volta che si sono insediate è difficile.

Alcune piccole isole hanno avuto successo nell'eradicazione di ratti e conigli invasivi con trappole e avvelenamenti. Ma le specie che si riproducono rapidamente possono essere difficili da eliminare. E le piante invasive spesso lasciano i loro semi dormienti nel terreno per anni.

Secondo gli scienziati, le misure di prevenzione più efficaci sono la biosicurezza alle frontiere e i controlli sulle importazioni.

Lo scorso dicembre, nel Quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal, i governi del mondo si sono impegnati a ridurre l'introduzione e l'insediamento di specie invasive prioritarie di almeno il 50% entro il 2030.

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