Nessuna luce alla fine del tunnel nel conflitto israelo-palestinese

Una guerra senza fine
Una guerra senza fine Diritti d'autore Gil Eliyahu/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in portoghese

Gli esperti ammettono che una soluzione diplomatica è al momento un miraggio e chiedono un maggiore coinvolgimento dei paesi vicini. Stati Uniti e Unione Europea devono prendere atto degli errori passati

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Il conflitto tra Israele e Hamas ha raggiunto livelli senza precedenti, dopo l'attacco dello scorso fine settimana al territorio israeliano.
Per la popolazione locale non c'è luce alla fine del tunnel e questa sembra essere ancora molto lontana. Per decenni, il mondo ha assistito, impotente, ai fallimenti politici e diplomatici e gli esperti ritengono che sia estremamente difficile trovare una soluzione per stabilizzare la regione nel breve periodo.

Hugh Lovatt, esperto di Medio Oriente e Nord Africa presso l'European Council on Foreign Relations, ammette di non vedere alcuna strada percorribile dalla diplomazia in questo momento: "Non credo che adesso nessuna delle due parti voglia porre fine agli scontri.
E non credo che tornare a come erano le cose prima dei combattimenti sia un'opzione per nessuno".

L'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno cercato senza successo, per anni, di riavvicinare Israele e i territori palestinesi, e l'attacco di Hamas ha allontanato le due parti più che mai.

Bombardamento israeliano su Gaza
Bombardamento israeliano su GazaMAHMUD HAMS/AFP or licensors

Lovatt si interroga anche sulla volontà di Bruxelles e Washington: "Hanno la volontà politica di assumere il ruolo che devono svolgere? Sono in grado di fare ciò che serve, non solo per attenuare la violenza, ma per creare un percorso realistico verso una risoluzione del conflitto, che preveda la fine dell'occupazione e la realizzazione dell'autodeterminazione palestinese?".

A nudo la responsabilità di Usa e Ue

Anche Yossi Mekelberg, esperto di Medio Oriente e Nord Africa presso il centro studi Chatham House, ritiene che i Paesi vicini debbano essere coinvolti. Servono gli "Stati Uniti e l'Unione Europea, sì, ma anche le potenze regionali, Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Marocco, Bahrein" spiega Mekelberg, che aggiunge "Servono anche nuovi attori. Non dimentichiamo che l'Arabia Saudita ha messo sul tavolo l'Iniziativa Saudita nel 2002, che ha portato alla Dichiarazione di Beirut, per la normalizzazione nella regione, in cambio della pace con i palestinesi. Credo che sia ancora valida".

Nazioni Unite, Antonio Guterres: "I civili devono essere rispettati e protetti in ogni momento. Le infrastrutture civili non devono mai essere un obiettivo".

Sia l'Ue che gli Usa hanno la loro parte di responsabilità per la situazione attuale ed entrambi gli analisti ritengono essenziale che imparino dagli errori del passato. 
Hugh Lovatt punta il dito contro le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, mentre la comunità internazionale guarda dall'altra parte.Israele "Ha consolidato l'occupazione, muovendosi verso l'annessione totale del territorio palestinese e consolidando quello che viene sempre più descritto come apartheid.
L'Unione Europea, la governance europea e gli Stati Uniti hanno reagito in maniera inefficace a questo problema".

Yossi Mekelberg, invece, denuncia la mancanza di interesse nei confronti dell'area, che ha portato all'ascesa degli estremisti. La situazione "È stata trascurata e abbandonata per anni, mentre le cose peggioravano. Dobbiamo pensare a quale contesto, quali condizioni hanno dato il potere ai più estremisti, invece di cercare di addossare la responsabilità a  chi vuole vivere in pace".

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