Il primo ministro del Kosovo Albin Kurti ha chiesto supporto alla Nato per migliorare la sicurezza nei territori settentrionali al confine con la Serbia. Secondo gli Stati Uniti il paese avrebbe aumentato le truppe al confine, ma Belgrado smentisce
Il primo ministro del Kosovo Albin Kurti ha chiesto alla Nato una maggiore cooperazione per migliorare la sicurezza dei territori settentrionali, abitati in maggioranza dai serbi. Il premier ha ricordato un precedente impegno preso dalle forze di sicurezza kosovare a non entrare nell'area.
Kurti, però, intende modificare l'intesa dopo le recenti tensioni con la Serbia. Diversi uomini serbi e kosovari hanno perso la vita durante gli ultimi scontri, uno dei quali in un monastero ortodosso a Banjska, villaggio al nord del paese.
"Questo vuoto che c'è deve essere riempito - ha dichiarato Albin Kurti - e per questo stiamo aumentando la cooperazione con i nostri alleati internazionali, e con le truppe Kfor, la forza militare internazionale Nato, a guida italiana.
La versione della Serbia
A lanciare l'allarme sono gli Stati Uniti. Secondo Washington la Serbia starebbe aumentando le truppe al confine con il Kosovo, teatro di sanguinosi scontri nello scorso fine settimana.
Ma Belgrado fa sapere che haeffettuato un parziale ritiro delle truppe e delle attrezzature militari che erano state spostate al confine con il Kosovo negli ultimi cinque giorni lasciando comunque una forza significativa che è permanentemente stanziata nell'area definendo l'allerta della Casa Bianca come una "falsa menzogna".
Il presidente serbo Aleksander Vucic ha dichiarato che qualsiasi azione militare sarebbe controproducente. "La Serbia non vuole la guerra", ha detto annunciando il ritiro delle truppe.
"Lo scorso anno avevamo 14 mila uomini al confine, oggi sono 7.500, e prossimamente verranno ridotti a 4 mila", ha detto.
Secondo Vucic una escalation in Kosovo danneggerebbe la prospettiva stessa di integrazione europea del suo paese.
La tensione nell'area comunque resta alta.
Le salme di militanti serbi consegnate alle famiglie
Intanto, sempre nella giornata di sabato, l'Istituto di medicina legale di Pristina ha consegnato le salme di tre militanti serbi alle loro famiglie. Gli uomini erano stati uccisi nella una sparatoria nel villaggio di Banjska dopo aver teso un'imboscata e ucciso un poliziotto del Kosovo.