Disastro di Derna, si indaga sulla manutenzione delle dighe crollate

Un'immagine aerea della città di Derna dopo l'evento meteorologico estremo e la conseguente inondazione
Un'immagine aerea della città di Derna dopo l'evento meteorologico estremo e la conseguente inondazione Diritti d'autore -/AFP or licensors
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Di Andrea Barolini
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Le autorità libiche stanno indagando sulla manutenzione delle due dighe di Derna, il cui crollo ha provocato almeno 11.300 morti

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A Derna, in Libia, il mare e il fango continuano a restituire cadaveri. Il disastro provocato dall'alluvione lascia oggi un paesaggio desolato, fatto di morte e distruzione. Mentre continua la conta delle vittime: l'ultimo bilancio parla di 11.300 morti, secondo quanto comunicato dalle Nazioni Unite, anche se la cifra è stata contestata da fonti locali. 

Una squadra di soccorritori maltesi scopre centinaia di cadaveri in un'insenatura

Certamente sono ancora migliaia le persone disperse, mentre la Procura generale indaga per appurare la ragione del crollo delle due dighe che ha provocato l'inondazione della città costiera, ed individuare eventuali responsabili. Si teme infatti che la manutenzione delle due strutture possa non essere stata eseguita in modo corretto. 

I soccorritori, intanto, continuano a scavare nel fango e tra le macerie, anche se le speranze si trovare sopravvissuti sono ormai quasi nulle.  Una squadra di soccorritori maltesi ha scoperto centinaia di cadaveriche spuntavano tra i detriti in una piccola insenatura non lontana. "Credo fossero 400, ma è davvero difficile dirlo con certezza", ha detto sgomento il capo della squadra di soccorso.

I sopravvissuti a Derna non hanno cibo né riparo. "La città odora di morte"

Chi ha avuto la fortuna di rimanere in vita, invece, è costretto a tentare con tutti i mezzi di sopravvivere: "Migliaia di persone non sanno dove dormire e non hanno cibo", ha spiegato un responsabile delle ricerche dei dispersi, Salah Aboulgasem. "La città odora di morte, praticamente chiunque ha perso qualcuno che conosceva".

"È un disastro di proporzioni epiche", ha confermato il responsabile dell'Oms in Libia, Ahmed Zouiten. I primi aiuti diretti sono arrivati in Libia, provenienti da una ventina di Paesi stranieri: 29 tonnellate di materiale sono stipate a Bengasi. La Marina militare italiana sta sbarcando sul postotende, coperte, pompe idrovore e materiale sanitario.

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