Teheran chiede lo sblocco dei fondi in cambio dei prigionieri

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Prigionieri Diritti d'autore Patrick SemanskyAP
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Di Euronews
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Un rilascio assicurato da un accordo mediato "da una terza parte", con la "concessione dell'amnistia e l’accesso a circa 6 miliardi di dollari di proventi petroliferi iraniani

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L'Iran ha trasferito cinque cittadini iraniano-statunitensi da una prigione agli arresti domiciliari, come parte di un accordo per riportarli negli Stati Uniti in cambio della "liberazione" di parte dei beni di Teheran. A confermare la notizia il segretario di Stato americano Anthony Blinken.

Nei giorni scorsi Stati Uniti e Iran hanno raggiunto un accordo per la scarcerazione di cinque cittadini statunitensi detenuti. Un rilascio assicurato da un accordo mediato "da una terza parte", con la "concessione dell'amnistia e l’accesso a circa 6 miliardi di dollari di proventi petroliferi iraniani.

Una volta che ai cinque americani sarà permesso di tornare negli Stati Uniti l’amministrazione Biden rilascerà alcuni cittadini iraniani che stanno scontando condanne negli Usa per aver violato le sanzioni contro Teheran. Washington trasferirà, di conseguenza, quasi 6 miliardi di dollari di attività iraniane nella Corea del Sud, mettendo i fondi in un conto presso la banca centrale del Qatar.

Il conto sarà controllato dal governo del Qatar e regolamentato in modo che l’Iran possa avere accesso al denaro solo per pagare acquisti di carattere umanitario, come medicine e cibo.

Chi sono i prigionieri rilasciati

Tra i prigionieri ci sarebbero anche Siamak Namazi, detenuto nel 2015 e successivamente condannato a 10 anni di carcere con l'accusa di spionaggio a livello internazionale e Morad Tahbaz, un ambientalista britannico-americano di origine iraniana arrestato nel 2018 e condannato anche lui a 10 anni.

“Abbiamo ricevuto conferma che l’Iran ha scarcerato cinque americani ingiustamente detenuti – ha detto la portavoce per il Consiglio della sicurezza nazionale Adrienne Watson in una nota – e li ha posti agli arresti domiciliari. 

Sebbene questo sia un passo incoraggiante, questi cittadini (Siamak Namazi, Morad Tahbaz, Emad Shargi e altri due che non vogliono rivelare la loro identità) non avrebbero mai dovuto essere detenuti. Continueremo a monitorare le loro condizioni il più attentamente possibile. Naturalmente, non ci fermeremo finché non saranno tutti tornati a casa negli Stati Uniti”.

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