Rilevato il "ronzio di fondo" dell'Universo: ricerca (anche italiana) sulle onde gravitazionali

Gravitazionalmente parlando.
Gravitazionalmente parlando. Diritti d'autore Aurore Simonnet/AP
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Di Euronews Science - Ansa
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Gli scienziati hanno individuato un "ronzio di sottofondo" che arriva da lontano, generato, forse da "buchi neri supermassicci". 25 anni di lavoro, per una ricerca con una forte impronta italiana: l'Istituto Nazionale di Astrofisica, l'Università Milano Bicocca e il Sardinia Radio Telescope

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Aveva ragione Albert Einstein, che aveva teorizzato l'esistenza di onde gravitazionali in grado di creare una sorta di "ronzio di sottofondo" che rimbomba in tutto l'Universo.

La svolta - realizzata dopo anni di lavoro da centinaia di scienziati che utilizzano radiotelescopi in Nord America, Europa, Cina, India e Australia - è vista come una pietra miliare che apre una nuova finestra sull'Universo

Lo spaziotempo viene, di fatto, "deformato" da enormi onde gravitazionali che attraversano l'Universo: lo ha dimostrato la ricerca del "Nanohertz Observatory for Gravitational Waves" (NANOGrav), un consorzio mondiale di astronomi, in collaborazione con altri consorzi provenienti da diversi Paesi. 

Gli scienziati ritengono che le onde si generino quando i "buchi neri supermassicci" ("Supermassive Black Holes") si fondono.
Ora gli astronomi hanno trovato segni di onde gravitazionali super lente, che distorcono lo spaziotempo mentre attraversano l'Universo.

Spiega il professor Marc Kamionkowski, docente di fisica dell'astronomia alla Johns Hopkins University: 
"Questa ricerca sarà molto importante nella nostra comprensione dell'evoluzione dei buchi neri supermassicci. E, come ho detto, questo è solo un rilevamento. In futuro, avremo molte più informazioni. E impareremo molto di più sullo spettro delle masse dei buchi neri supermassicci. E impareremo a conoscere la velocità con cui diversi buchi neri supermassicci si stanno fondendo. Impareremo a conoscere anche la distribuzione dei buchi neri supermassicci in tutto l'Universo".

Screenshot AP Video
"Impareremo molto di più".Screenshot AP Video

Le onde gravitazionali sono increspature nel ''tessuto'' dell'Universo che viaggiano alla velocità della luce, quasi del tutto senza ostacoli. La loro esistenza non è stata confermata fino al 2015, quando gli osservatori statunitense e italiano hanno rilevato le prime onde gravitazionali create dalla collisione di due buchi neri.

Queste onde ''ad alta frequenza'' sono state il risultato di un singolo evento violento che invia un forte, breve scoppio increspato verso la Terra. Ma per decenni gli scienziati hanno cercato le onde gravitazionali a bassa frequenza, che si pensa siano costantemente in movimento nello spazio, proprio come un rumore di fondo.

Unendo le forze sotto la bandiera del consorzio "International Pulsar Timing Array", gli scienziati che lavorano ai rilevatori di onde gravitazionali in diversi continenti hanno rivelato ora di aver finalmente trovato un forte rumore di fondo.

Per trovare prove di questo andamento alle basse frequenze, gli astronomi hanno osservato le pulsar, i nuclei morti delle stelle esplose in una "supernova".

In futuro, le onde gravitazionali a bassa frequenza potrebbero rivelare di più anche sul "Big Bang" e, possibilmente, far luce sul mistero della materia oscura - hanno spiegato gli scienziati - oltre a far capire meglio come si formano e si evolvono i buchi neri e le galassie. 

Screenshot AP Video
Onde su onde...Screenshot AP Video

Una ricerca molto "italiana"

Alla ricerca delle onde gravitazionali a bassissima frequenza e ultra-lunghe hanno contribuito in modo importante l'Europa, con la collaborazione European Pulsar Timing Array (Epta), e l'Italia, grazie all'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), con la sua sede di Cagliari, e l'Università di Milano Bicocca.

Il risultato, pubblicato in più articoli sulla rivista "Astronomy and Astrophysics", si deve a 13 telescopi di tutto il mondo. Di questi, cinque sono europei, fra cui il "Sardinia Radio Telescope".

All'interno delle 11 istituzioni europee che fanno parte dell'Epta, astronomi e fisici teorici hanno collaborato per utilizzare i dati relativi a 15 pulsar, stelle molto dense che ruotano su sé stesse, il cui ritmo è alterato dal passaggio delle nuove onde gravitazionali.
Distanti dalla Terra e disseminate nella Via Lattea, le pulsar sono diventate un unico rivelatore cosmico ai limiti della fantascienza.
Le variazioni nella loro rotazione misurate dai 13 radiotelescopi riflettono, infatti, le dilatazioni e le compressioni dello spaziotempo, la cui regolarità ricorda quella del respiro.

L'organizzazione europea ha partecipato a un grande lavoro di squadra con i ricercatori indiani e giapponesi dell'Indian Pulsar Timing Array (InPta) e gli altri "cacciatori" di pulsar attivi nel mondo, come la già citata NANOGrav, l'australiana Ppta e la cinese Cpta.

Con il "Sardinia RadioTelescope", i radiotelescopi europei che hanno permesso la scoperta sono l'Effelsberg Radio Telescope in Germania, il Lovell Telescope dell'Osservatorio Jodrell Bank (Università di Manchester) nel Regno Unito, il Nancay Radio Telescope in Francia e il Westerbork Radio Synthesis Telescope nei Paesi Bassi.

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