Crisi energetica, il futuro passa dalla Spagna ma è ancora tutto da costruire

operatori lavorano all'impianto di rigassificazione di Enagss, il più grande impianto di GNL d'Europa, a Barcellona, ​​Spagna, martedì 29 marzo 2022
operatori lavorano all'impianto di rigassificazione di Enagss, il più grande impianto di GNL d'Europa, a Barcellona, ​​Spagna, martedì 29 marzo 2022 Diritti d'autore Emilio Morenatti/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Euronews Agenzie:  AP
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Oltre ad essere all'avanguardia nel campo delle rinnovabili, la penisola iberica è già attrezzata per la trasformazione del GNL con cui si vorrebbe sostituire il gas russo: il problema sarà distribuirlo al resto d'Europa

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La crisi energetica picchia duro in Europa, ma per alcuni paesi rischia di diventare perfino un'opportunità: è il caso di Spagna e Portogallo che, con una dipendenza pressoché nulla dal gas russo,  stanno emergendo in posizione di vantaggio strategico in Europa,

Leader nel settore delle rinnovabili grazie agli investimenti su eolico, solare e idraulico,  i due paesi sono all'avanguardia anche per quanto riguarda le infrastrutture per lo stoccaggio e la trasformazione del Gas naturale liquefatto (GNL), che potrebbe sostituire una parte delle forniture russe. 

Vale soprattutto per la Spagna, che con suoi i impianti di rigassificazione  (quello di Barcellona è il più grande d'Europa) riesce ad assorbire quantitativi di GNL che sono di poco inferiori a quelli gestiti in tutto il resto del continente, 

"Messi insieme - spiega Claudio Rodríguez, direttore generale delle infrastrutture di Enagas - i sei impianti presenti in Spagna gestiscono il 40% della capacità totale dell'Europa continentale. Avere questo tipo di infrastrutture nel sistema del gas aggiunge flessibilità e rafforza le forniture rispetto ai sistemi di altri Paesi europei, che dipendono totalmente da infrastrutture come i gasdotti".

Snodo strategico

Per questo dalla Spagna passerà la maggior parte del GNL che Washington ha promesso all'Europa per allentare la dipendenza da Mosca: le esportazioni sull'altra sponda dell'Atlantico dovrebbe aumentare di 15 miliardi di metri cubi quest'anno, con spedizioni ancora più consistenti in futuro. 

Il problema sarà poi redistribuirlo al resto del continente, dato che i collegamenti sono scarsi:Spagna e Francia al momento condividono due piccoli gasdotti che possono trasportare l'equivalente di sette bastimenti di GNL al mese, mentre la Spagna - secondo i dati Enagas -  ne ha ricevuti 27 nei suoi terminali a marzo, oltre al gas naturale pompato attraverso il gasdotto algerino.

Per questo, secondo Marie Vandendriessche, ricercatrice senior e coordinatrice della ricerca della ESADE Business School, la diversificazione delle fonti resterà comunque una priorità:"Costruire relazioni con altri fornitori sarà quindi importante" spiega. "Questo cambierà le nostre relazioni con alcuni Paesi: alcuni esportatori guadagneranno da questo, e sarà importante saper combinare i nostri sforzi, lavorare insieme come paesi europei per relazionarsi con questi nuovi fornitori".

A Madrid e a Bruxelles intanto si parla di rilanciare un piano per la costruzione di un gasdotto più grande per il gas e l'energia verde all'idrogeno che attraversi i Pirenei, ma se pure il progetto dovesse essere finanziato, servirebbero anni per l'inizio dei lavori

Sia come sia, per il resto d'Europa - tra il sovrapprezzo del GNL, oltre ai costi di rigassificazione, trasporto e adeguamento infrastrutturale - il taglio del cordone ombelicale si annuncia tutt'altro che indolore.

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