UK: il Covid-19 spegne la musica dal vivo, il dramma dei freelance

UK: il Covid-19 spegne la musica dal vivo, il dramma dei freelance
Diritti d'autore Victoria smithThe iconic Roundhouse in Camden
Diritti d'autore Victoria smith
Di Victoria SmithGioia Salvatori
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Insufficienti gli aiuti erogati dal governo al settore cultura a luglio, gestori di sale da concerto e musicisti reclamano maggiori fondi

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La musica si è fermata, anche nella capitale europea dello spettacolo dal vivo: Londra. Mesi di confinamento primaverile, poi una riapertura timida a mezza estate e tra mille regole, ora la curva del contagio da coronavirus che si impenna di nuovo e le sale da concerto di nuovo vuote. L'incertezza è la peggiore prospettiva: "Riconosco e penso che tutti riconoscano che questi sono giorni bui, ma deve esserci una sorta di meccanismo di supporto o una sorta di direttiva del governo per darci un'idea di quando e come possiamo tornare", dice Russell Watson, cantante lirico.  

C'è chi, come la band pop-punk "The Undertones" è stata costretta a cancellare un anno di concerti. Una tragedia che ne anticipa un'altra se la pandemia non dovesse finire. Il chitarrista Damian O'Neill, fa infatti notare che se le da concerto dovessero riaprire ma con il distanziamento fisico, gli incassi si ridurrebbero ancora drasticamente e le band sarebbero costrette ad accontentarsi di una retribuzione molto scarsa.

UK: la musica dal vivo era un'industria fiorente, sul futuro solo incertezza

Prima del coronavirus l'industria della musica dal vivo sfondava il tetto del miliardo di euro di fatturato nel Regno Unito, con migliaia di turisti in viaggio proprio per assistere a un concerto. Oggi è tutto finito. I tanti musicisti freelance, che sono la quasi totalità del comparto, chiedono sussidi e con performance a Londra e Birmingham qualche giorno fa hanno dato visibilità alla campagna #letthemusiclive. Chiedono aiuti allo Stato. Soffrono tutti, i piccoli come i grandi: passeranno agli annali le porte chiuse di posti storici come la Roundhouse di Camden. Ha ospitato tutti, dai Rolling Stones a Paul Weller e Amy Winehouse, ha una capacità di oltre 3000 posti in piedi e quasi 2000 sedute. Ma per ora il locale è chiuso e la musica è muta.

A luglio, il governo ha offerto un pacchetto di emergenza di oltre 1 miliardo e mezzo di sterline per sostenere la cultura britannica. È stato accolto con favore, ma la parte destinata alla musica dal vivo ha coperto una piccola parte del deficit. Come andare avanti, per gli addetti ai lavori, è un vero puzzle.

La soluzione? Pubblico limitato e streaming

Mark Davyd, Ceo di Music Venue Trust, invita tutti a non arrendersi: "Anche in un'esperienza limitata - dice - possiamo trovare modi per far divertire un gran numero di persone attraverso un evento dal vivo con un pubblico limitato, oltre ad alcuni streaming online per altri spettatori. Forse ora gli artisti suonano anche più di prima".

Ma un lavoro senza reddito o quasi può definirsi tale? Tanti i locali che hanno chiuso i battenti, i numero sono impietosi: Davyd ha fatto sapere che su 900 associati al Music Venue Trust appena 84 hanno suonato live dall'inizio del confinamento e appena 13 lo fanno regolarmente.

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