Libia, Scavo su affaire Bija: "Intesa con Libia va rinegoziata, non rinnovata"

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Di Euronews
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Abbiamo intervistato il giornalista che da settimane vive sotto scorta per via delle sue rivelazioni sul trafficante e guardacoste libico al-Bija

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Sul caso Biija - il comandante della guardia costiera libica accusato di essere perno del traffico di migranti nel mediterraneo che nel 2017 fu accolto con tutti gli onori nelle più alte sedi istituzionali italiane - abbiamo discusso con Nello Scavo, giornalista de l'Avvenire che proprio per le sue rivelazioni sulla vicenda oggi vive scortato dalla polizia.

Secondo Scavo, se da una parte "il fatto che si dialoghi o si tenti di dialogare con personaggi discutibili accade praticamente in qualsiasi area di conflitto", il rischio è "legittimare figure come quella di Bija, inserite in un sistema non dissimile dalle nostre mafie". "Non bisogna dimenticare - prosegue il giornalista - che, stando alle sue stesse dichiarazioni, nel suo viaggio italiano Bija avrebbe visitato perfino le sedi dei ministeri dell'Interno e della Giustizia".

Ma chi è davvero Adul Rahman Milad?

"Il comandante Milad, come lui si fa chiamare - spiega Scavo - è un personaggio che appartiene un po' al passato, perché studiava all'accademia navale libica all'epoca di Gheddafi, fino a trovarsi poi a combattere contro Gheddafi nella milizia al-Nasr, che è guidata da due cugini, i cugini Koshlaf, molto potenti, i quali stanno reinvestendo in attività legali proventi di attività illecite come il traffico di petrolio e di migranti: recentemente hanno inaugurato una clinica privata convenzionata col sistema sanitario pubblico libico finanziato dall'Europa. Va da sé che in tutto questo c'è un corto circuito"

"È una dinamica tipicamente mafiosa - continua - bisogna interpretare i clan libici esattamente come vanno decifrati i clan della vecchia mafia siciliana, con legami altrettanto forti col sistema finanziario internazionale".

Nel frattempo, mancano due giorni al rinnovo del memorandum Italia-Libia. Alla luce di tutto ciò, il nostro paese dovrebbe rinnovare l'intesa?

"Io credo che non vada rinnovata, semmai rinegoziata. Un accordo naturalmente serve, ma va rinegoziato in primo luogo perché questo memorandum è stato tradito. Era stato venduto alle opinioni pubbliche come la ricetta che avrebbe risolto ogni problema della Libia e soprattutto si basava soprattutto sulla promozione dei diritti umani fondamentali. Noi oggi sappiamo che ciò non è avvenuto, ed è abbastanza perché un contratto venga stracciato e rinegoziato su altre basi fondamentali".

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