Un esercito europeo: le tappe fondamentali della difesa Ue

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Di Cecilia Cacciotto
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L'idea di esercito europeo nasce sin dagli albori della storia comunitaria. A bloccare la nascita finora interessi contrastanti e una politica estera europea caledoscopica

Fine di un'epoca con il ritiro Usa dal trattato sulle Forze nucleari intermedie?

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La sicurezza europea è a rischio all'indomani del ritiro statunitense dal trattato sulle Forze nucleari intermedie?

Siglato nel 1987 da Ronald Reagan e Mikael Gorbaciov il trattato anticipò la fine della guerra fredda e soprattutto portò alla rimozione dei missili nucleari installati da USA e URSS sul territorio europeo.

Con la decisione di Washington, l'Europa rischia di ritrovarsi in prima linea nel nuovo confronto nucleare che vede tra i suoi attori emergenti una pericolosissima Cina.

Il progetto di un esercito europeo si trascina da decenni. Un'apertura significativa fu fatto a fine mandato dal presidente della scorsa commissione Jean claude Junker. Il dibattito è più che mai attuale

L'idea di un esercito europeo autonomo è vecchia come l'idea di Unione europea stessa

A pensare a un armée del Vecchio Continente già il generale de Gaulle che insieme a altri Stati membri tra cui l'Italia, immagina negli anni Cinquanta una Comunità europea della Difesa, così di arginare eventuali ambizioni di riarmo tedesche.

Poi in realtà non se ne fa niente fino agli anni Novanta del secolo scorso, quando con il Trattato di Maastricht, gli Stati membri optano per una politica estera e di sicurezza comune.

E a Nizza nel 2001, si dotano anche di un braccio armato: la cosidetta forza di reazione rapida, costituita da almeno 60 mila uomini, cui in maniera diversa contribuiscono i vari stati membri, da riunire in caso di emergenze nel giro di 60 giorni massimo per missioni di pace e di gestione delle crisi. (In uno slancio di generosità, la forza arriverà, sulla carta a contare 100.000 uomini).

I numeri della Forza di reazione rapida europea

I dubbi anche 20 anni fa

Obbligatorie all'epoca le precisazione: "La Forza europea di rapido intervento non soppianterà la Nato, nè si sovrapporrà a essa.così il segretario generale della alleanza, George Robertson, che precisava che la nuova struttura militare veniva stata concepita "specificiamente per essere complementare" alla Nato. "Coloro che parlano di un esercito europeo con uno stemma dell'Unione europea e uniformi comuni, semplicemente stravolgono la verità", affermava.

Robertson sottolineava che il contingente europeo nasceva con l'obiettivo di assolvere missioni di pace o umanitarie che non interessassero la Nato.

Le diffidenze degli stessi stati membri

Ieri come oggi, resta tuttavia la diffidenza di molti stati membri, restii a cedere anche in parte la propria sovranità su temi quali difesa e sicurezza dei propri confini.

Non solo, c'è l'inghippo Nato: come immaginare un esercito europeo che non sia concorrente alle forze dell'Alleanza atlantica. Su cui peraltro si allungano ombre sinistre d'oltreatlantico, con Trump che chiede che il fardello militare non pesi solo sulle spalle americane.

Domande cui si è risposto, finora, con molti se e altri perché; una certezza però c'è: l'Europa è la seconda economia al mondo per spese militari con oltre 300 miliardi di dollari , la precedono gli Stati Uniti che spendono oltre 500 miliardi di dollari.

La spesa militare Ue e USA

Procedere per tappe grazie anche alle necessarie cooperazioni rafforzate

Tra le critiche di Trump verso la Nato e le offensive russe in Ucraina e al confine orientale dell'Unione che preoccupano soprattutto i Paesi Baltici, l'Unione una mossa se l'è data: nel 2017 ha siglato il programma Pesco, firmato da 23 stati membri, che prelude a un'integrazione più veloce tra questi stati a livello militare. Si tratta in effetti di una cooperazione rafforzata che impegna i 23 a aumentare la spesa militare, a coordinare lo sviluppo e l’acquisto di tecnologie militari e a mettere in comune parti sempre maggiori dei loro eserciti nazionali.

In vista appunto di un vero e prorio esercito europeo a favore del quale si sono espressi in si in modo chiaro e netto anche il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliere Angela Merkel.

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