Juan Guaidó esorta i militari a ribellarsi a Maduro
Juan Guaidó cerca di portare i militari dalla sua parte per spodestare Maduro dalla guida del Venezuela. Perciò l'autoproclamatosi presidente ha organizzato sabato 4 maggio una marcia pacifica verso le caserme. Durante un discorso davanti ai lavoratori del settore petrolifero ha esortato i militari a non credere alle bugie di Maduro: "Mi colpiscono quei soldati, che nonostante le minacce dell'intelligence cubana e del controspionaggio, nonostante le torture che subiscono nelle basi, si ribellano e dicono: Puoi contare su di noi Venezuela".
Ma la marcia verso le caserme è stato un flop. I manifestanti, poco numerosi, non sono riusciti a convincere i militari, alcuni hanno persino bruciato i loro volantini. Eppure Guaidó si dice convinto che anche all'interno delle forze armate ci sia malcontento: "L'80 percento dell'esercito non è d'accordo con le politiche del regime. Chi può essere contento con un salario di 10 dollari al mese, che non è abbastanza per sbarcare il lunario, per mantenere la famiglia?".
Intanto il 3 maggio il Gruppo di Lima, composto da 14 Stati americani, che in larga parte riconoscono Guaidó come legittimo presidente, ha chiesto l'intervento di Cuba, storico alleato di Maduro, per mediare nella crisi venezuelana.
"Chiediamo a Russia, Turchia e agli altri stati che sostengono il regime illegittimo di Maduro di supportare un processo di transizione democatica - dice il ministro degli Esteri peruviano, Néstor Popolizio - Abbiamo deciso di avvicinarci a Cuba per farla partecipare alla ricerca della soluzione della crisi del Venezuela".
Il Gruppo di Lima accusa Maduro di sostenere gruppi terroristici colombiani per mantenere la pressione sui suoi cittadini, mentre al confine con la Colombia il 3 maggio si sono registrati colpi di pistola che hanno creato il panico sul ponte internazionale Simon Bolivar.