Huawei cita in giudizio il governo Usa

Il governo degli Stati Uniti vieta alle agenzie federali di fare affari con Huawei; il colosso cinese delle telecomunicazioni porta l'esecutivo Usa in tribunale.
Ultima mossa di Huawei, dunque: la società ha presentato ricorso contro il decreto firmato da Donald Trump in agosto, che mette al bando le sue tecnologie.
Il presidente di turno di Huawei, Guo Ping, ha spiegato le ragioni della battaglia legale: "Dopo aver esaurito tutti gli altri mezzi per dissipare i dubbi di alcuni legislatori statunitensi, non abbiamo altra scelta se non quella di contestare la legge in tribunale".
Negli Stati Uniti, il gruppo cinese deve rispondere di 23 capi di imputazione, che vanno dallo spionaggio alla violazione delle sanzioni all'Iran.
Huawei, che respinge gli addebiti e dichiara la legge incostituzionale, sostiene di avere fiducia nella giustizia. Il governo cinese parla di "motivazioni politiche" del veto statunitense a Huawei e difende l'operato della società.
"Crediamo - commenta LU Kang, portavoce del ministro degli Esteri cinese - che sia del tutto ragionevole e comprensibile che le aziende proteggano i loro diritti legittimi con mezzi legali".
Huawei ha sempre smentito le accuse di spionaggio, che hanno portato all'arresto della direttrice finanziaria del gruppo, Meng Wanzhou, fermata a Vancouver, su richiesta degli Stati Uniti, che ne sollecitano l'estradizione.
La società di telecomunicazioni attende adesso il pronunciamento dei giudici, che - dice - si aspetta sia a vantaggio di un'equa competizione e a beneficio del popolo americano.