I 100 "giorni tristi" di Thierry Henry allenatore

I 100 "giorni tristi" di Thierry Henry allenatore
Diritti d'autore REUTERS/Eric Gaillard/File Photo
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Di Cristiano Tassinari
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Troppa presunzione, nell'esordio in panchina di Titì, convito di fare miracoli com il suo "vecchio" Monaco. Ora gli servirà un bagno di umiltà. E ricominciare altrove. Se ne avrà ancora voglia...

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MONTECARLO - Se ne va con una buonuscita tra i 10 e i 15 milioni di euro, visto che il suo contratto con il Monaco andava in scadenza soltanto nel 2021, ma dal punto di vista sportivo l'esordio di Thierry Henry in panchina si è rivelato un fiasco clamoroso. 

Tornato a Montecarlo il 13 ottobre scorso per diventare l'allenatore del suo "vecchio" Monaco, la squadra che lo lanci`ò nel calcio che conta, "Tit`ì" prese il posto di Leonardo Jardim, che appena due anni prima aveva vinto il titolo di Ligue1 proprio con il Monaco, ma in questa stagione con la squadra al penultimo posto della classifica.

In poco più di tre mesi, non solo Henry nonè riuscito a risollevare il morale (e la classifica) della squadra, ma le cose - se possibile - si sono ulteriormente complicate, per i rapporti tesi tra Henry e alcuni dei big della squadra.

La colpa di essere...Henry

A parte la pochezza della squadra (tecnicamente ci sono giocatori interessanti: Falcao, Jovetic, Tielemans, Glick, Golovin...ma a quanto pare un'accozzaglia mal riuscita, trasformata in una squadra senz'anima), l'errore principale del fallimento in panchina di di Henry è stato proprio...Henry.

Pazza idea di fare l'allenatore

Pensava che gli bastasse il nome, il titolo di campione del mondo 1998, la sua faccia da leggenda dell'Arsenal, la sua fama, le sue conoscenze di calcio, certo, per essere un grande allenatore. Si era anche preso molto sul serio, partecipando da assistente di Roberto Martinez all'eccellente Mondiale 2018 del Belgio. E lì è scattato qualcosa, nella testa di Henry, già ricco e famoso da entrambi lati del Canale della Manica, strapagato e stra-apprezzato commentatore del calcio inglese.
Gli è venuta la voglia di diventare un grande allenatore, di emulare Zidane, pourqoui pas? 

Le strade di Henry e del Monaco si sono separate.

IL "romantico sogno" del Monaco

Ha passato l'estate a sfogliare la margherita: molti pretendenti, ma non così lussuosi come si aspettava. E cosi ha detto "No" alle offerte dell'Aston Villa, serie B inglese (figuratevi!) e a quelle del Bordeaux (pare una questione di soldi, in questo caso). Poi ha colto al volo l'occasione "romantica" del Monaco: si immaginava già condottiero di una fantastica rimonta, dal penultimo posto fino, chissà, ad un posto in Europa...

100 giorni dopo...

E invece. E invece gli infortuni sono continuati, le sconfitte pure, qualche pareggino e un paio di vittoriette, persino l'arrivo dell'amico Fabregas a dargli man forte. Ma non è bastato. 
E alla fine, il 24 gennaio, cento giorni dopo, è stato il ricco magnate russo Rybolovlev - che pure ha già mille problemi per conto suo, soprattutto di natura giudiziaria - ha deciso di staccare la spina e riattaccarla con il nome di un nuovo-vecchio allenatore, il carissimo portoghese Leonardo Jardim, che per tornare all'ombra della Rocca ha declinato le ricchissime offerte della Cina. 

Se ha davvero voglia di allenare...

E Henry? Non tutto è perduto, se abbassa un po' la cresta della presunzione e si convince di voler fare davvero questo mestiere può ancora diventare un ottimo allenatore, forse più manager all'inglese, come il suo Maestro Wenger. Altrimenti sarà sempre la leggenda dell'Arsenal, l'enfant-prodige dei Blues e, ora, un apprezzatissimo opinionista televisivo. 
Ma la panchina, quella, è un'altra cosa.

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