Dalla bomba atomica a Facebook: quando gli inventori se ne pentono

Dalla bomba atomica a Facebook: quando gli inventori se ne pentono
Di NBC Left Field e Euronews
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NBC Left Field e Euronews riflettono sugli inventori che hanno dovuto fronteggiare le conseguenze negative dei loro brevetti... e come oggi la società affronta il problema dell'etica nella tecnologia

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Molte persone oggigiorno si stanno dicendo molto dispiaciute per ciò che hanno inventato.

L'inventore delle K-cup di plastica, per esempio, per il loro impatto sull'ambiente. O quello del Labradoodle, una razza-non razza di cane incrocio tra un Retriever e altre specie, per i problemi che vengono a crearsi quando lo si prova ad allevare.

Oppure... pensiamo a Mark Zuckerberg, che si è detto anche lui dispiaciuto. A suo modo. 

Tutti loro hanno espresso rammarico per aver inventato che pensavano fosse buono ma che per vari motivi ha avuto ripercussioni inaspettate e negative.

Chiamiamolo il rimorso degli inventori. Potremmo citare molti altri esempi come i cubicoli da ufficio, lo spray al peperoncino o il carattere Comic Sans.

In questo momento, a livello globale, stiamo presentando il maggior numero di richieste di risarcimenti per proprietà intellettuale di sempre. Alcuni esempi di rimorso degli inventori sono ineccepibili. Pensiamo ai tanto detestati annunci popup, per esempio. Oppure alla bomba atomica, che ha cambiato il mondo in peggio. 

Deplorare di aver inventato qualcosa è un problema, ma spesso la realizzazione avviene troppo tardi.

Flappy Bird di Nguyen è stato scaricato 50 milioni di volte prima che le lamentele degli utenti lo travolgessero. Quando è morto Kalashnikov, dopo essersi detto addolorato, c'erano già 100 milioni di AK47 in circolazione. Quattro miliardi di noi hanno preso un aereo l'anno scorso, ma i fratelli Wright inizialmente hanno rimpianto di averlo inventato per il suo uso in scenari di guerra. 

"La questione dell'etica nel mondo delle invenzioni è relativamente nuova", ritiene Alexandra Midal, professoressa di spazio e comunicazione all'Università di Arte e Design di Ginevra. "Inizialmente inventare era visto come una cosa positiva, non si smetteva di inventare e non ci si faceva domande. Dopo le bombe su Hiroshima e Nagasaki, la gente si è resa conto che la tecnologia non è più solamente una salvezza. Gli anni '60 fecero segnare un punto di svolta, con l'introduzione del senso di colpa. Ecco che designer e inventori hanno iniziato ad essere attaccati per aver inventato senza cura e attenzione".

Con l'avvento dei social media, milioni di persone hanno iniziato a puntare il dito di nuovo sui singoli inventori, ritenuti responsabili. Da qui le tanto inflazionate scuse pubbliche da parte di alcuni di loro. Tuttavia, la figura dell'inventore solitario non è mai stata reale: soprattutto al giorno d'oggi, il maggior numero di brevetti viene depositato da aziende o multinazionali e l'innovazione preferisce procedere prudentemente, a piccoli passi. La responsabilità del singolo è così drasticamente ridotta. 

Assisteremo ancora a momenti in cui qualche malcapitato si cospargerà pubblicamente il capo di cenere. La vera domanda da farsi, però, sarebbe: anche le aziende sapranno avere dei rimorsi?

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