Venezuela al voto si prepara all'era post-Chavez

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I venezuelani si recano alle urne per eleggere il successore di Hugo Chavez. La campagna per le presidenziali è stata segnata dall’onnipresente figura del leader bolivariano, deceduto poco più di un mese fa.

I favoriti sono l’erede di Chavez, il presidente in carica Nicolas Maduro e Henrique Capriles, candidato dell’intera opposizione. L’analisi delle elezioni nel nostro approfondimento.

Chi sarà il primo presidente dell’era post-Chavez? I risultati del duello di domenica tra il suo delfino e braccio destro Nicolas Maduro e il capo dell’opposizione Henrique Capriles, determinato a porre fine alla rivoluzione socialista in Venezuela, sono attesissimi.

Nicolas Maduro, che ricopre la presidenza a interim dopo la morte di Hugo Chavez il 5 marzo, parte ampiamente favorito con un vantaggio consistente di circa 20 punti, secondo i sondaggi, sul governatore dello Stato di Miranda.

Nel corso della campagna elettorale, la strategia di Maduro è stata incarnare la simbologia di Chavez, incluso l’aspetto teatrale.

“Maduro non ha una personalità carismatica come quella di Hugo Chavez, non ha la sua leadership”, sostiene Oswaldo Ramirez, analista politico. “Ma non si deve abbassare la guardia. E’ una persona che ha alle spalle l’intero apparato dello Stato, l’intero apparato del governo e l’intero apparato del partito socialista”.

Henrique Capriles ha cercato di non demolire troppo il mito dell’ex capo di Stato. Nel corso della campagna, ha moltiplicato gli attacchi contro l’avversario e la sua mancanza di carisma. ‘‘Questa campagna è tra Nicolas e me, lasciate stare Chavez”, ha detto Capriles.

Il successore di Chavez dovrà far fronte a grandi sfide, la più urgente è la difficile situazione economica, con il barile del petrolio fermo a cento dollari e l’inflazione record, oltre il 20 per cento nel 2012.

L’altra sfida è la sicurezza, uno dei grandi fallimenti di 14 anni di chavismo, in un Paese che registra un tasso di omicidi record in rapporto all’intero Sudamerica (55 ogni 100 mila abitanti nel 2012, secondo il governo), un numero quasi otto volte superiore alla media mondiale.

Malgrado i dubbi sulla loro gestione e i loro obiettivi, i numerosi programmi sociali realizzati da Chavez hanno contribuito a ridurre la povertà e dovrebbero essere lasciati intatti da chiunque vinca le presidenziali del 14 aprile.

Abbiamo sentito il parere di Susanne Gratius, ricercatrice alla Fondazione per le Relazioni Internazionali e il Dialogo Esterno.

Mario Alfaro, euronews:
Maduro vincerà le elezioni come predicono tutti i sondaggi o ci sarà una sorpresa in Venezuela?

Susanne Gratius:
A priori non ci sarà alcuna sorpresa, perché come lei dice, tutti i sondaggi danno per favorito Nicolas Maduro. E’ possibile che vinca, forse con una percentuale inferiore a quella del presidente Chavez alle elezioni dello scorso ottobre, ossia il 55 per cento dei voti.

euronews:
Il chavismo può continuare il progetto di Chavez senza la presenza fisica del suo ideatore?

Gratius:
Credo che stiamo assistendo al fatto che può continuare e che continuerà anche se il Paese è diviso in due e perfino in tre blocchi, perché c‘è un’ampia percentuale di venezuelani che non è favorevole né al chavismo né all’opposizione ed è lì che si concentra la lotta per i voti.
Credi che ci sia una tendenza al chavismo senza Chavez perché Chavez è diventata una figura religiosa per i suoi seguaci, e Nicolas Maduro è stato nominato successore dal presidente prima che partisse per Cuba. Possiede la legittimità attribuitagli dal leader assoluto del movimento chavista.

euronews:
Quali sono le principali sfide del prossimo presidente?

Gratius:
Il principale problema indicato dai venezuelani è l’insicurezza nelle città, gli alti livelli di violenza che superano quasi quelli del Messico e di alcuni Paesi dell’America Centrale. Credo che a riguardo occorra una politica più efficace di quella attuale.
L’altro problema è l’economia, i tassi di inflazione sono elevati, alcuni prodotti scarseggiano e inoltre in Venezuela è stato importato il modello economico cubano, nel senso che alcuni prodotti vengono sovvenzionati. Ed è stato importato anche un forte interventismo dello Stato nell’economia.

euronews:
Cosa accadrà con Cuba?

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Gratius:
Se vince la linea ufficiale credo che quest’alleanza proseguirà, anche se Nicolas Maduro ha già annunciato che ritirerà i consiglieri militari cubani che si trovano attualmente in Venezuela, però gli scambi economici continueranno. Non sappiamo cosa succederà se vincerà l’opposizione, non credo che ci sarà una diminuzione dei flussi commerciali e degli scambi.

Gratius:
Per finire, Susanne Gratius, come cambieranno le relazioni con l’Unione Europea, dopo il 14 aprile?

euronews:
Ci sono relazioni abbastanza fluide tra il Venezuela e l’Unione Europea, ma il Venezuela non è un Paese molto importante per l’Unione. Fa tuttavia parte della Comunità delle Nazioni Iberoamericane, e in questo senso c‘è una relazione stretta tra la Spagna e il Venezuela, per le risorse, per il petrolio e per la presenza delle imprese spagnole in Venezuela.
Ci sono interessi economici e finora c‘è stata qualche tensione con Hugo Chavez, però credo che le relazioni siano abbastanza scorrevoli. Non ci sono state critiche neppure da parte dell’Unione Europea, ufficialmente, contro le tendenze autoritarie dell’epoca di Hugo Chavez. E’ una relazione diversa rispetto a quella tra Venezuela e Stati Uniti.

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