Con la condanna alla reporter Ressa le Filippine violano il diritto di cronaca

Con la condanna alla reporter Ressa le Filippine violano il diritto di cronaca
Diritti d'autore Dante Diosina Jr./Rappler Inc. via AP
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Di Paolo Alberto Valenti
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Scarcerata dietro cauzione la giornalista filippina, che nel 2018 il Time aveva eletto a giornalista dell'anno, potrebbe essere definitivamente condannata a 6 anni per diffamazione del presidente Duterte

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Protestano i difensori dei diritti umani delle Filippine contro la condanna inflitta dal tribunale di Manila alla giornalista Maria Ressa per diffamazione dopo le sue critiche nei confronti del presidente Rodrigo Duterte. Ressa sarebbe colpevole di aver diffamato il potente uomo d'affari attribuendogli legami col narcotraffico e il traffico di esseri umani. La giornalista rischia di tornare in carcere per un massimo di 6 anni.

Insorgono le organizzazioni per i diritti umani

Il caso viene denunciato dalle organizzazioni per i diritti umani come un esempio di persecuzione politica. Ressa era stata eletta 'persona dell'anno' da Time nel 2018 assieme ad altri giornalisti rappresenta una delle critiche verso il presidente Duterte. È stata condannata per diffamazione via internet e rilasciata su cauzione.

La fine del giornalismo investigativo

In una conferenza stampa improvvisata Ressa (giornalista e dissidente) ha parlato dei parametri che governano la scena politica nelle Filippine e si preoccupa della sorte di giornalismo e giornalisti. Ritiene che la sua vicenda rappresenti un attacco alla costituzione nelle Filippine. Il governo di Duterte ha manovrato per approvare una legge contro la diffamazione online quattro mesi dopo che l’inchiesta di Ressa era stata pubblicata: secondo il pubblico ministero, però, l’articolo poteva essere soggetto alla nuova legge, dato che nel 2014 era stato aggiornato per correggere un refuso.

Arrestata un anno fa

Ressa è stata arrestata l'anno scorso negli uffici del sito di informazione Rappler da lei fondato. A 56 anni è una delle giornaliste più note e autorevoli delle Filippine. Per vent'anni ha lavorato come giornalista d'inchiesta e corrispondente dall'estero per l'emittente televisiva statunitense CNN. Poi ha diretto la divisione dedicata alle notizie di ABS-CBN, il principale canale televisivo di notizie delle Filippine. Nel 2012 ha fondato Rappler insieme ad altre tre giornaliste.

L'impatto della sentenza retroattiva

Per l'attivista Carlos Conde ( ricercatore presso Human Rights Watch Philippines) l'impatto maggiore di questa sentenza è il messaggio che invia a tutti i giornalisti nelle Filippine, in particolare ai poveri delle comunità e delle province: meglio che stai zitto senno' sarai il prossimo. "Se questo può accadere a Rappler, che è finanziato da molti investitori molto ricchi e che ha dipendenti ed è guidato da alcuni dei migliori giornalisti del paese, la cosa può accadere a chiunque": conclude Conde. Il sito Rappler, una spina nel fianco del governo Duterte, è stato perseguito dalla magistratura per diversi capi di imputazione che vanno dall'evasione fiscale alla violazione della legge sulla composizione della proprietà dei media. Le Filippine sono scese al 136 esimo posto su 180 nella classifica della libertà di stampa nel mondo (dato RSF).

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