Usa, Trump: "Pena di morte per chi commette omicidi di massa e crimini d'odio"

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Di Euronews
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Nel suo discorso dopo le stragi in Texas e Ohio il presidente degli Stati Uniti ha condannato razzismo e suprematismo: "Sono ideologie che non devono avere posto in America e devono essere sconfitte"

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Quelli di El Paso e Dayton sono stati gli "attacchi malvagi di due mostri". Così Donald Trump ha definito gli autori delle due stragi in Texas e Ohio, avvenute nel giro di 13 ore una dall'altra.

Nel suo discorso alla nazione, trasmesso in diretta tv, Trump ha condannato razzismo e suprematismo, bollati come "ideologie che non devono avere posto in America e devono essere sconfitte". Questi elementi, assieme alla cultura della violenza - che si sta diffondendo anche grazie ai videogame - e alle malattie mentali, sono le cause delle stragi. Non una sola parola ha detto Trump sulla legislazione permissiva del porto d'armi. 

"È tempo di unirci contro l'odio, e l'America vincerà la sfida", ha aggiunto il presidente, che nel suo discorso ha invocato anche la pena di morte per gli autori di omicidi di massa e crimini d'odio.

Prima di rivolgersi agli americani della Casa Bianca Trump in alcuni tweet ha espresso la volontà di approvare con l'aiuto dei democratici una nuova legislazione che inasprisca i controlli sui compratori di armi legata a un accordo sulla riforma dell'immigrazione.

"Repubblicani e democratici - ha scritto - devono unirsi e ottenere un forte controllo dei precedenti, forse unendo questa legislazione con la riforma dell'immigrazione che è disperatamente necessaria".

Le due sparatorie hanno anche un risvolto politico. Nel 2020 si voterà per le elezioni presidenziali e i democratici, tra i quali c'è un candidato proprio di El Paso, città della prima strage, hanno accusato Trump di fomentare l'odio razziale. Sul profilo dell'attentatore del Texas sono strati trovati dei retweet di Trump sul muro con Messico e contro l'immigrazione.

Trump non ha risposto direttamente a queste accuse ma ha puntato ancora una volta il dito contro i media, accusati di avere fomentato rabbia e tensioni negli ultimi anni.

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