Terminate le operazioni di rimpatrio di 110 cittadini che si trovavano in Siria: si tratta soprattutto di mogli e figli di combattenti Isis, ma tra loro c'è anche qualche reduce del jihad
Le autorità del Kosovo hanno annunciato la conclusione delle operazioni di rimpatrio di 110 cittadini che si trovavano in territorio siriano: nella maggior parte dei casi si tratta di donne e bambini (questi ultimi sarebbero almeno 74), perlopiù mogli e figli di kosovari morti combattendo al fianco dello Stato islamico; ma in patria sono tornati anche alcuni reduci del jihad, che le autoritéà hanno annunciato di voler perseguire
"Non ci fermeremo prima di riportare tutti i cittadini della Repubblica del Kosovo nel loro paese -ha dichiarato il ministro della Giustizia Abelard Tahiri - e chiunque abbia commesso un crimine o abbia fatto parte di queste organizzazioni terroristiche dovrà affrontare la giustizia. Dirò un'altra cosa: come governo della Repubblica del Kosovo, non possiamo permettere che i nostri cittadini rappresentino una minaccia per l'Occidente e per i nostri alleati".
Secondo le stime delle autorità di Pristina, sarebbero quasi 400 i kosovari che si sarebbero uniti allo Stato islamico per combattere in Siria ed in Iraq, ma nessuna partenza sarebbe più avvenuta dopo il 2016, anno in cui - a livello territoriale - è iniziata la lenta implosione dell'organizzazione. Di questi combattenti, circa 90 resterebbero ancora in Medio oriente.
La popolazione del Kosovo, che nel 2008 ha ottenuto l'indipendenza dalla Serbia, è per il 90 per cento di fede musulmana, ma in gran parte laica