A cinque anni esatti dalla caduta di Hosni Mubarak, per l’Egitto è tempo di bilanci. Ma nell’attuale clima di tensione, in pochi intendono celebrare
A cinque anni esatti dalla caduta di Hosni Mubarak, per l’Egitto è tempo di bilanci. Ma nell’attuale clima di tensione, in pochi intendono celebrare la ricorrenza. E in ogni caso, la polizia è schierata nei punti chiave del Cairo per evitare manifestazioni.
Il nostro corrispondente ha raccolto alcune opinioni nella capitale egiziana.
“Ho partecipato alla rivoluzione del 25 gennaio” racconta un uomo “chiedendo libertà e giustizia sociale e una vita migliore con dignità. Cinque anni dopo la caduta di Mubarak, la situazione non è diversa e forse è peggiorata.”
Solo un gruppo di esponenti della società civile e dell’opposizione si è riunito nella sede dell’Unione dei Giornalisti per chiedere trasparenza e una immediata revisione di leggi considerate ingiuste, promulgate negli ultimi due anni.
“La cosa positiva – sottolinea Jamal Eid, fondatofe dell’Arabic Network for Human Rights – è che gli egiziani sono tornati a sentire un forte attaccamento al loro Paese, e milioni di loro si sono interessati alle questioni pubbliche, sia che sostengano l’attuale regime o siano contrari.”
Mohammed Shaikhibrahim, corrispondente di euronews al Cairo, osserva: “Nell’anniversario della caduta di Mubarak, una parte del popolo egiziano e dei leader politici considera che la rivoluzione non sia stata completata e che leggi restrittive siano gradualmente tornate a bloccarla, mentre altri credono che cancellare del tutto il vecchio regime e rispondere pienamente alle attese della gente richieda più tempo e pazienza.”