Navarro-Valls: "Ricordo Ratzinger inginocchiato davanti a Giovanni Paolo II morente"

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Di Euronews
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Per ventidue anni è stato il direttore della sala stampa del Vaticano. Primo e unico non religioso a ricoprire quel ruolo, a Joaquín Navarro-Valls va il merito di aver modernizzato i rapporti tra la Santa Sede e la stampa di tutto il mondo. Voluto da Giovanni Paolo II, per due anni è stato anche al fianco di Benedetto XVI. Nato in Spagna nel 1936, laureato in medicina, giornalismo e in scienze della comunicazione, Navarro Valls è Numerario dell’Opus Dei e ora presidente dell’advisory board dell’Università Campus Biomedico di Roma.

Alberto De Filippis, euronews:
“Direttore, esattamente, se può dirmelo, ci sono stati dei cambiamenti nella gestione dei media e nella gestione della comunicazione della Santa Sede sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II e sotto quello di Benedetto XVI?”

Joaquín Navarro-Valls: “Benedetto XVI è una persona molto sensibile a questi temi, si è lasciato non dico aiutare – sarebbe un po’ retorico da parte mia – ma ricevere dei suggerimenti in una serie di occasioni che erano anche difficili penso per esempio alla visita – sempre difficile per un Papa ad Auschwitz – e più concretamente di un Papa tedesco ad Auschwitz o altre situazioni in cui qualsiasi suggerimento e interscambio di opinioni, non sul contenuto di quello che lui voleva dire, ma sul modo, l’opportunità o il luogo di dirlo l’ho trovato perfettamente ricettivo”.

euronews:
“La sfortuna, per certi aspetti, di Benedetto XVI è quella di essere venuto dopo il Papa più mediatico della storia della Chiesa, una persona che comunque
sapeva comunicare, mentre mi sembre che Benedetto XVI sia un po’ più timido”.

Joaquín Navarro-Valls:
“Io personalmente non considero come carattere umano Benedetto XVI o Joseph Ratzinger una persona timida, una persona che nella sua biografia, molto prima di arrivare al Pontificato, si era confrontato con tutti gli intellettuali della sua epoca, si trovava a suo agio nell’interscambio di idee e di concetti con persone anche non credenti e addirittura di altre religioni. L’incidenza di Benedetto XVI è stata soprattutto nel mondo delle idee del nostro tempo. Questa è la spiegazione perché a lui non è mai interessato vincere in una polemica ma convincere, la forza delle idee, il peso specifico dell’argomentazione. In questo mi pare sia stato brillante”.

Giovanni Paolo II è rimasto in carica fino alla fine dei suoi giorni. Benedetto XVI invece ha scelto di rassegnare le proprie dimissioni. Ma secondo Joaquín Navarro-Valls non c‘è alcuna discontinuità tra i due sovrani assoluti della Chiesa cattolica.

“È cambiato qualche cosa, che cosa cambia per il pontificato d’ora in poi? Io penso che non è cambiato nulla. Eravamo abituati a un dato storico: i Papi non si dimettono. Ma chi ha detto che questo è un atto ‘consustanziale’ della Chiesa cattolica? Questo era un dato storico ma non era un dato giuridico, poiché il diritto interno della Chiesa
ha un canone che prevede esattamente questa possibilità”.

euronews:
“Ha un ricordo di tenerezza tra i due che le è rimasto, nel lavoro con Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI?”

Joaquín Navarro-Valls:
“Mi viene adesso spontaneo ricordare il giorno prima della morte di Giovanni Paolo II, quel Papa che sapeva che stava morendo, sofferente, con difficoltà respiratorie, infatto è scomparso il giorno dopo, quando quel mattino è entrato nella sua stanza per congedarsi da lui il Decano del Collegio dei cardinali che era Joseph Ratzinger.
Cos’ha detto Joseph Ratzinger a Giovanni Paolo II che stava morendo? Lo ricordo ancora: si è inginocchiato accanto al letto, ha preso quella mano fredda, perchè aveva un problema circolatorio molto grave, e guardandolo negli occhi gli ha detto: ‘Grazie Santo Padre per tutto quello che ho imparato da Lei in questo lungo Pontificato’. Era il congedo di Ratzinger a Giovanni Paolo II”.

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