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 Andalucia
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Andalucia

I gioielli culinari dell’Andalusia

I gioielli culinari dell’Andalusia
Diritti d'autore  Turismo Andaluz
Per chi vuole esplorare le origini dei prodotti più raffinati della regione, l’Andalusia offre a tutti i viaggiatori non residenti un’assicurazione gratuita contro il Covid-19 per i soggiorni in tutte le strutture regolamentate, nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2021.

Una delle esperienze andaluse per eccellenza è sedersi in una piazza inondata dal sole, all’ombra di un albero di arance, e mangiare un “pescadito frito” (frittura di pesciolini), gamberetti o vongole, sorseggiando un bicchiere di fino ghiacciato.

Con la sua vasta fascia costiera, questa regione è meritatamente rinomata per i suoi squisiti frutti di mare, anche se sono forse meno note l’abbondanza di frutta e verdura coltivate sulle fertili pianure alle spalle del mare, le vaste distese di “dehesa” (pasture dove i maiali iberici pascolano in totale libertà) o i vigneti e gli oliveti.

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Gran parte di questa ricchezza mediterranea viene diretta ad altre parti della Spagna, oppure spedita in altri Paesi. Tre dei principali prodotti destinati all’esportazione hanno un sapore prettamente andaluso: i suoi vini, il prosciutto stagionato Jabugo e l’olio di oliva prodotto in tutta la regione, ma in particolare a Jaén.

© Turismo Andaluz

La tradizione vinicola

Le bodegas di sherry di Jerez sono una parte intrinseca di qualsiasi viaggio in Andalusia. Anche più belle di quanto si possa immaginare, e al di là della produzione dei vini, le bodegas sono delle pietre miliari architettoniche e culturali, luoghi di incontro per visitatori e abitanti del posto, e cornici per gli eventi locali.

La parola “sherry” è una forma anglicizzata di “Xérez”, il nome moresco di Jerez, e indica un’ampia gamma di vini liquorosi che a livello locale si suddividono in diverse categorie distinte.

Il “fino” è quello che più si avvicina al vino da tavola, una varietà dal gusto sapido, secco e dal colore chiaro del quale il “manzanilla” è un tipo. L’“amontillado” è più scuro e meno secco, anche se la versione dolcificata non si può più definire “amontillado” e deve essere etichettata come “medium sherry”.

Analogamente, l’“oloroso”, che viene invecchiato più a lungo del fino o dell’amontillado, ed è più ricco e meno secco, deve essere etichettato come “cream sherry” se viene dolcificato. Il “palo cortado” è simile, e infine ci sono gli sherry densi e dolci, fatti con le uve moscatel o Pedro Ximénez e noti come “Jerez dulce”.

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Oltre agli sherry, l’Andalusia vanta un’antica tradizione vinicola, con una ricca produzione di vini bianchi, rossi e rosati ottenuti da una varietà di uve che crescono in abbondanza sul suo suolo vulcanico: cabernet sauvignon, merlot, syrah e tempranillo per il vino rosso, e chardonnay, macabeo e sauvignon blanc per i vini bianchi.

© Turismo Andaluz

Jamón

I tipi di prosciutto crudo (jamón) prodotti in Andalusia sono due: il jamón serrano e il jamón ibérico. Il primo significa semplicemente “prosciutto di montagna” e si riferisce al prosciutto prodotto da maiali bianchi alimentati a foraggio e cereali. Il serrano si scioglie in bocca ed è uno dei prodotti spagnoli d’esportazione più noti, ma i veri intenditori andranno alla ricerca dell’ibérico.

Il jamón ibérico deve provenire dalle regioni a denominazione di origine protetta (DOP) e soprattutto da maiali iberici neri, dai quali si ottiene un prosciutto dal sapore più ricco e con note di noci, specialmente quando i maiali sono alimentati con ghiande (questo tipo di prosciutto è noto, infatti, come “jamón de bellota”, ossia “prosciutto di ghiande”). Altro nome con cui è noto è “pata negra” per via delle zampe nere del maiale.

In Andalusia ci sono due tipi di jamón ibérico DOP: Los Pedroches, nella provincia di Cordova, e Jabugo nella provincia di Huelva. Vari produttori di prosciutto offrono tour e degustazioni (si veda www.andalucia.org/en/eno-gastronomy/scents-and-flavours-of-andalusia/ham), e nel Museo del Jamón di Aracena non manca il materiale audiovisivo che ritrae la cultura della montagna e ogni parte del processo di produzione del prosciutto.

© Turismo Andaluz

Le origini dell’“oro liquido”

L’Andalusia produce più olio di oliva di qualsiasi altra regione del mondo, e la provincia di Jaén, in modo particolare, è nota come la “capitale mondiale dell’olio di oliva”, con i suoi 550.000 ettari di oliveti nei quali sono coltivati 66 milioni di olivi.

L’“oro liquido”, come lo chiamavano gli antichi greci, è stato introdotto nel Paese dai fenici e oggi è un elemento essenziale della dieta locale. In Spagna l’olio di oliva si usa con profusione: lo si versa nelle zuppe, sulle insalate e sul pane; si trasforma in maionese e alioli; e lo si usa per friggere, ma anche per gli stufati e per gli arrosti.

Dai diversi tipi di olive si ricavano sapori fruttati, dolci, speziati o con sentore di noci. Le più usate sono le picual a Jaén e le hojiblanca e picudo a Cordova. I centri visitatori di tutta l’Andalusia offrono degustazioni, spiegazioni delle varie classificazioni (dal semplice olio di oliva all’olio extravergine di oliva) e suggerimenti per l’utilizzo dei vari tipi di olio, fornendo un ulteriore modo di conoscere meglio la storia e la geografia di questa regione dell’abbondanza.