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Il futuro dell’agricoltura europea

Il futuro dell’agricoltura europea
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All’ondata di freddo siberiano che ha colpito gli oliveti in tutta Italia è seguita un’estate cocente con temperature estreme e siccità. Ottobre e novembre sono stati caratterizzati da allagamenti e precipitazioni eccessive. Secondo la rivista professionale Olive Oil Times, nel 2018, l’Italia ha perso circa il 57 percento della sua produzione di piante di olivo, con conseguenze anche su altre colture e sugli alberi da frutto. Nel 2019, lo stesso fenomeno si è verificato anche in Spagna, dove la scarsità di pioggia ha messo a repentaglio il 44 percento della produzione.

“Cambiamenti nella temperatura e nelle precipitazioni, oltre a eventi metereologici e climatici estremi, stanno già influenzando le rese dei raccolti e la produttività degli allevamenti in Europa”, afferma Blaž Kurnik, esperto di conseguenze del cambiamento climatico e adattamento dell’Agenzia europea dell’ambiente. “Le previsioni mostrano un incremento di condizioni metereologiche e climatiche estreme in tutto il continente. Si prevede che il valore dei terreni agricoli diminuirà di oltre l’80% entro il 2100 in alcune regioni dell’Europa meridionale, e questo fenomeno potrebbe causare l’abbandono delle terre agricole”, spiega il dottor Kurnik.

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Almeno 22 milioni di contadini e lavoratori agricoli europei sono direttamente esposti agli eventi climatici estremi, mentre 44 milioni di posti di lavoro legati al cibo potrebbero risentirne. Responsabile di un ottavo della produzione globale di cereali, di due terzi del vino mondiale e di tre quarti dell’olio di oliva, il sistema agricolo europeo deve trovare una soluzione per adattarsi al cambiamento climatico.

Quali saranno le conseguenze del cambiamento climatico sull’agricoltura?

A gennaio, il Copernicus Climate Change Service (C3S) ha annunciato che il 2019 è stato il quinto di una serie di anni eccezionalmente caldi e il secondo anno più caldo mai registrato a livello mondiale. Nel frattempo, in Europa, è stato l’anno più caldo mai registrato, con un piccolo margine. In attesa della pubblicazione del rapporto del 2019 sullo Stato del clima europeo che uscirà ad aprile del 2020, il rapporto del 2018 ha già indicato che le temperature in Europa hanno mostrato una tendenza ad aumentare negli ultimi quarant’anni, sia a livello annuale, sia stagionale. Il 2018 è stato uno dei tre anni più caldi mai registrati in Europa, assieme al 2014 e al 2015, con un’anomalia di circa +1,2 °C rispetto al periodo 1981-2010.

Le precipitazioni nell’Europa settentrionale sono aumentate fino a 70 mm/decennio dagli anni ’60, mentre nel sud sono diminuite fino a 90 mm/decennio, secondo la ricerca della società di consulenza HHFA. “Si prevede che il cambiamento climatico danneggerà l’agricoltura in molte parti d’Europa”, spiega Kurnik. “Sembra che le regioni più colpite saranno quelle del Mediterraneo e dell’Europa sudorientale, principalmente a causa della diminuzione delle piogge e dell’aumento delle temperature, con conseguenti periodi prolungati di siccità e scarsità di acqua”, aggiunge Kurnik.

Previsione del cambiamento annuale della temperatura media giornaliera per inverno ed estate, alla fine del secolo (2071-2100) paragonato al clima attuale (1981-2010), sotto RCP8.5 (Fonte: Dosio, 2018)

Un rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente avverte che le piogge torrenziali che danneggiano le colture e allagano i terreni agricoli potrebbero aumentare del 35 percento nell’Europa centrale e orientale. Le temperature più elevate, però, hanno permesso alle colture di espandersi verso nord negli ultimi quarant’anni e si prevede che questa tendenza continuerà, aumentando le rese di queste aree.

Le colture hanno bisogno di una combinazione specifica di condizioni per raggiungere il pieno potenziale; i loro cicli sono regolati da eventi specifici in momenti determinati, perciò quando in circostanze estreme, le colture reagiscono. Le temperature più alte stimolano una crescita più rapida delle colture. I cereali come il grano e il mais fioriscono e maturano da una a tre settimane prima, soprattutto nell’Europa occidentale e settentrionale, secondo quanto dice l’Agenzia europea dell’ambiente.

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Ma temperature più elevate spingono le colture a crescere più velocemente senza dar loro il tempo necessario per accumulare abbastanza materiale biologico, e questo può renderle meno produttive, circostanza che si è già verificata per i raccolti di mais, grano e orzo dell’Europa centro-meridionale. In futuro, la resa dei raccolti di granturco in Portogallo potrebbe ridursi di 20 kg, arrivando a 29 kg/ha/anno fra il 2051 e il 2080. Altri studi avvertono che la qualità dell’uva da vino spagnola potrebbe esserne danneggiata.

“Gli eventi estremi durante la fioritura sono pericolosi per molte colture, come ad esempio, i cereali”, spiega la dottoressa Margarita Ruiz-Ramos, esperta di adattamento dei sistemi agricoli al cambiamento climatico del CEIGRAM. “È il caso del calore e della siccità dell’area mediterranea che ora potrebbero verificarsi occasionalmente anche nell’Europa centrale”, aggiunge la dottoressa Ruiz-Ramos.

Nel 2010, l’ondata di calore in Russia ha danneggiato il 30 percento del raccolto di cereali. Le autorità russe hanno limitato i danni vietando le esportazioni di grano, il cui costo è quindi aumentato drammaticamente a livello mondiale. Negli ultimi dieci anni, le condizioni meteo e climatiche estreme collegate al cambiamento climatico sono costate all’agricoltura e alle infrastrutture rurali italiane circa 14 miliardi di euro, secondo Coldiretti, la più importante associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana. In Sardegna, dove la temperatura media invernale quest’anno è stata di 3°C più alta del solito, e dove lunghi periodi di siccità si alternano a gravi allagamenti, si rischia una seria riduzione dei raccolti di cereali nei prossimi trent’anni, secondo l’esperto di Meteonetwork, Alessandro Gallo. L’Agenzia europea per l’ambiente avverte che gran parte di Portogallo, Galizia, Scandinavia settentrionale e Turchia dovranno

affrontare siccità più gravi. Se la temperatura globale sale di 2°C, la scarsità d’acqua a Cipro, in Grecia, in Italia e in Spagna farà aumentare la necessità di acqua per l’irrigazione tra il 4 e l’8 percento entro il 2100.

“Altri eventi estremi relativi a inondazioni o a quantità eccessive di acqua nel terreno durante la semina e il raccolto possono essere un problema anche in alcune parti dell’Europa centrale e settentrionale”, dice la dottoressa Ruiz-Ramos. “Al nord, anche se la stagione di crescita si estendesse, nuovi parassiti e malattie potrebbero mettere a rischio la possibilità di rese più abbondanti dei raccolti”.

Adattamento in corso con l’aiuto di informazioni sul clima

“L’adattamento del settore al cambiamento climatico sarà cruciale; è essenziale pianificare e mettere in atto con successo le politiche di adattamento a vari livelli”, dice il dottor Kurnik.

Ma gli agricoltori si stanno già adattando. In Sicilia, i raccolti di frutta tropicale come mango, papaia o litchi sono diventati parte del paesaggio, perché gli agricoltori sfruttano le condizioni climatiche più favorevoli. In Spagna, un sondaggio rivela che il 64,7 percento degli agricoltori ha già cambiato il modo di gestire le colture, in particolare l’uso dell’acqua. “Investono in sistemi di irrigazione più efficienti, passando da un approccio di irrigazione totale a innaffiare solo in momenti specifici”, spiega la dottoressa Ruiz-Ramos. “Gli agricoltori spagnoli stanno anche cambiando il periodo della semina e la varietà dei prodotti coltivati per adattare il ciclo vitale delle colture alle condizioni climatiche, modificando anche la quantità di fertilizzante utilizzata”, aggiunge la dottoressa Ruiz-Ramos.

Agenzia europea per l’ambiente (2019)

Offrire informazioni sul clima utili per gli agricoltori è di fondamentale importanza perché l’agricoltura europea possa adattarsi a condizioni metereologiche e climatiche estreme. Numerosi programmi del Copernicus Climate Change Service (C3S) stanno adattando le informazioni e i modelli sul clima per aiutare l’agricoltura a reagire meglio ai cambiamenti. Il Copernicus Climate Change Service punta a offrire informazioni quasi in tempo reale per aiutare gli agricoltori a capire le condizioni delle colture e intervenire tempestivamente. “La sicurezza del cibo è una preoccupazione mondiale, e gli effetti del clima sull’agricoltura non possono essere isolati a un singolo Paese o a una sola regione”, spiega il direttore di C3S, Carlo Buontempo. “Offriamo dati che possono essere inseriti nei modelli delle colture, oltre a vari indicatori rilevanti per il settore”. Sono inclusi dati storici e attuali, oltre a statistiche e indicatori futuri su clima, coltivazioni e acqua.

Sono in aumento esempi di adattamento che si avvalgono dei dati sul clima. Nel comune romagnolo di Castiglione, la società di consulenza GECOsistema ha usato i dati di C3S per aiutare una regione a pianificare strategie di irrigazione sostenibili per la gestione del terreno e dell’acqua: usando scenari climatici previsti per il 2020, 2050 e il 2080, hanno collegato le previsioni dell’approvvigionamento idrico alla resa di sei raccolti, tra i quali kiwi, pesche e granturco.

“Il progetto attuale ha una visione più globale ed è stato esteso per includere anche indicatori relativi a grano, riso, soia e granturco”, spiega Ronald Hutjes, professore associato e responsabile del progetto dell’università di Wageningen e dell’annesso istituto di ricerca, il partner principale nello sviluppo del suo servizio globale.

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In Toscana, l’Agricultural Climate Advisory Services ha usato le proiezioni climatiche di C3S per prevedere gli effetti nocivi dei parassiti sugli olivi in condizioni climatiche mutevoli. Ne è emerso che inverni più caldi possono favorire la proliferazione di parassiti e compromettere le rese degli olivi, dato che può aiutare gli agricoltori ad adattare le loro operazioni.

Adattare la produttività delle colture al cambiamento climatico significa anche selezionare varietà di piante che possono sopportate meglio le condizioni climatiche difficili e mutevoli, spiega la dottoressa Ruiz-Ramos. Il Centro internazionale di miglioramento del mais e del grano (CIMMYT) usa i dati del C3S per migliorare i raccolti. Osservando la reazione delle piante in diverse situazioni climatiche, i ricercatori riescono a selezionare le varietà di cereali più resistenti a siccità e alte temperature.

Uno dei principali produttori di Porto del Portogallo sta testando un’applicazione sul clima che dovrebbe migliorare la capacità di resistenza dei vigneti al cambiamento climatico. L’iniziativa europea Vineyards Integrated Smart Climate Application (VISCA), unisce clima, agricoltura e informazioni agricole specifiche per adattare la pianificazione delle colture al cambiamento climatico. La coltura forzata, una delle tecniche usate, richiede la posticipazione del tempo di maturazione dai mesi estivi ai mesi più freschi, con potature extra e il blocco del ciclo naturale della vite che viene fatto iniziare più tardi.

Far pervenire i dati sul clima ai piccoli agricoltori è una sfida, e un progetto pilota di adattamento svolto in Kenya è un buon esempio di questo tentativo. “Traduciamo i dati sul clima perché siano utili agli agricoltori e ai loro collaboratori, usando metodi di visualizzazione semplici”, dice il dottor Hasse Goosen, direttore di Climate Adaptation Services. “Abbiamo tradotto i dati di C3S in indicatori per colture specifiche e abbiamo sviluppato delle storie, supportate da mappe, per spiegare come e quando subiranno danni”. Il progetto fornisce anche uno strumento per creare mappe per determinate variabili che influenzano le colture.

L’utilizzo dei dati climatici è essenziale anche per proteggere gli agricoltori da perdite causate da condizioni climatiche estreme. “Usiamo i dati climatici per creare modelli di rischio”, spiega Alexa Mayer-Bosse, Business Development Manager presso MunichRE, una compagnia di assicurazioni del settore agricolo. “Con la diffusione della tecnologia satellitare e della digitalizzazione, i dati disponibili come indicatori di rischio nelle imprese agricole sono sempre maggiori. Grazie a questi dati, si possono creare prodotti assicurativi basati su parametri climatici specifici”.