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 Department of Tourism and Commerce Marketing Dubai
Il termine "Partner Content" viene utilizzato per descrivere il contenuto del marchio che viene pagato e controllato dall'inserzionista piuttosto che dal team editoriale di Euronews. Questo contenuto è prodotto dai dipartimenti commerciali e non coinvolge lo staff editoriale di Euronews o i giornalisti della redazione. Il partner finanziatore ha il controllo degli argomenti, del contenuto e dell'approvazione finale in collaborazione con il dipartimento di produzione commerciale di Euronews.
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Janus Rostock, l'architetto che ha cambiato la skyline di Dubai

Janus Rostock, l'architetto che ha cambiato la skyline di Dubai

La sua inconfondibile skyline ne fa una delle capitali mondiali dell'architettura. Gli edifici di Dubai sono dei veri e propri monumenti. Opere d'arte contemporanea come l'edificio più alto del mondo, o la caratteristica "vela", albergo a sette stelle di stile neofuturista. A dare forma a questo panorama unico al mondo sono stati architetti visionari, attratti a Dubai per decenni dalla libertà creativa offerta dalla città.

Tra di loro, una vera e propria star in Medio Oriente, il danese Janus Rostock, creatore del Teatro dell'Opera di Dubai. Lo abbiamo intervistato.

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Jane Witherspoon, euronews: Che cosa si prova a vedere usata la propria opera?

Janus Rostock, architetto: "È straordinario. È straordinario essere un architetto e creare progetti che vengono abitati dalle persone. Un aspetto di questo lavoro che ho sempre trovato estremamente gratificante è di entrare in un edificio su cui ti eri fatto certe idee, su quel che sarebbe diventato e come sarebbe stato usato, e scoprire che è usato in un modo diverso, magari molto meglio! E questa per me è l'essenza stessa di quello che facciamo: allestiamo la scenografia in cui poi si tiene la vita. E la vita non si può prevedere".

Quali sono state le sfide in questo progetto?

"Penso che la sfida maggiore per il progetto dell'Opera di Dubai, che abbiamo realizzato quando lavoravo con Atkins, è stato di creare questa struttura accanto all'edificio più alto del mondo, alla fontana più grande del mondo, a uno dei più grandi centri commerciali del mondo, e quindi trovare un modo di creare un edificio in grado di 'competere' con queste meraviglie dell'architettura".

Da dove trae la sua ispirazione? Come si comincia a creare una cosa come questa?

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"L'idea della forma di sambuco viene dal volere un edificio culturalmente radicato a Dubai. La tribù Bani-Yas arrivò a Dubai, si stanziò sulle rive del torrente ed è il sambuco, quest'imbarcazione tradizionale, che portò la prosperità, grazie alle immersioni a caccia di perle, grazie alla pesca, e portò anche il commercio a Dubai, che è diventata un hub del commercio. Quindi il sambuco fa parte della storia di questa città. Poi abbiamo scoperto che il padre di uno dei nostri clienti era un costruttore di sambuchi, il padre dell'altro cliente era il capitano di un sambuco... È un elemento profondamente radicato nella cultura locale".

Dubai ha un'identità molto forte. La sua skyline è famosa in tutto il mondo. Perché secondo lei l'architettura qui è così eccezionale?

"Dubai è interessante perché è come un parco giochi per molti architetti. Ci permette di testare diverse idee. Non ci sono molti limiti all'immaginazione. Dobbiamo rispettare dei budget, abbiamo limiti in questo senso, ma al di là di questo, in termini di quel che possiamo fare, l'unico limite è la nostra immaginazione".

Non è un po' strano entrare in un edificio sapendo di aver ceduto la propria creatura a qualcun altro?

"Penso che sia abbastanza facile. Non bisogna dimenticare che per un architetto il processo di progettazione finisce quando ha finito di disegnare. Poi si va sul posto e si comincia a seguire la realizzazione, Ma ci sono altre creature, ci sono altri nuovi progetti su cui cominciare a lavorare".

Torniamo agli inizi. Perché è voluto diventare architetto, lavorare in questo settore?

"Ho deciso che volevo fare l'architetto all'età di otto anni. Mio nonno era un architetto. Non esercitava più il mestiere, era a capo dello studio per cui aveva lavorato, ma vedere come venivano costruite le cose fece nascere in me la passione per l'architettura".

E che cosa l'ha spinta a venire a Dubai? Che cosa c'è di diverso qui nel fare quello che fa?

"Penso che sia straordinaria la collocazione di Dubai: se ci fa caso, due terzi della popolazione del mondo intero vive a non più di otto ore di volo da qui. E poi siamo tutti minoranze. Perfino i locali sono un po' minoranza nel loro stesso paese, e questo ci spinge ad ascoltarci gli uni gli altri. Siamo tutti curiosi, non esiste che si dica 'di solito facciamo così', perché non c'è nulla di solito, ciascuno vede il mondo in modo leggermente diverso, ed è questo, secondo me, che spinge l'innovazione qui. Ci permette di pensare a quel che stiamo facendo, di pensare a come stiamo comunicando il design".

Lei sostiene con grande passione che la figura dell'architetto star è morta. Mi dica qualcosa di più, che cosa vuol dire?

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"Mi vengono attribuiti grandi meriti per opere realizzate in realtà dai team con cui ho lavorato. Per me l'architettura è uno sport di squadra, e coinvolge davvero tutta la squadra. Posso fare quello che faccio solo perché lavoro con gente di grande talento. È questo che intendo quando dico che la figura dell'architetto star è morta. Con la quantità di materiali, la tecnologia, la complessità che presenta il mondo oggi, è necessario lavorare con grossi team che includano molte competenze diverse".

Come dice lei, Dubai è un melting pot. È stato facile il passaggio dall'Europa al Medio Oriente?

"Nel 2005 Dubai era diversa da oggi. Era un colossale cantiere, c'erano gru dappertutto, un sacco di polvere, era un po' il selvaggio West. Quello che potete vedere oggi è una versione ammorbidita di quel che era Dubai quando siamo arrivati qui. Detto questo, era comunque un luogo che ci attirava: persone molto amichevoli, progetti di grande interesse e straordinarie opportunità per noi architetti di mettere alla prova le competenze che avevamo acquisito in Europa".

Il porto di Dubai, l'Al Kifaf Centre, l'isola di Bluewaters sono solo alcuni degli altri progetti in cui lei è stato coinvolto...

"Molto spesso questi progetti prendono una vita propria. Magari noi ne cominciamo uno, qualcun altro lo continua, mentre noi riprendiamo da dove aveva lasciato qualcun altro. È incredibile come questi progetti hanno cambiato il volto di Dubai e come lo cambieranno in futuro".

Per finire, mi parli di un gioiello nascosto qui a Dubai. Un posto segreto, un luogo che ha visitato, un'esperienza...

"Io sono un grande bevitore di caffè, mi piace davvero tanto, e Dubai è diventata la Mecca dei piccoli locali dove si può bere e acquistare caffè. Penso che questa sia una delle cose che posso davvero raccomandare qui, trovare questi posti speciali dove andare a bere una buona tazza di caffè."

Risorse addizionali per questo articolo • Versione italiana e web: Selene Verri