Un film di forte impatto politico e religioso, ambientato nell'Egitto dei giorni nostri, all'interno del mondo sunnita. Una sceneggiatura coraggiosa e senza indulgenza da parte di Tarik Saleh, regista svedese di origini egiziane, premiato a Cannes
Racconti d'Egitto.
Tarik Saleh, regista svedese con padre egiziano, ha vinto la scorsa settimana il premio per la Miglior Sceneggiatura al Festival del Cinema di Cannes, con il thriller politico-religioso "Boy from Heaven".
50 anni, artista poliedrico - street-writer, giornalista, produttore, scrittore e regista - in "Boy from Heaven", Tarik Saleh racconta quello che accade all'Università Al-Ahzar del Cairo, uno dei cuori dell'Islam sunnita: uno studente, Adam, viene coinvolto in un affare sporco con la polizia, che nasconde manipolazioni religiose e politiche.
Il film è stato girato a Istanbul, per mancanza di autorizzazione in Egitto, e co-prodotto da Svezia, Francia e Marocco.
Ma per Tarik Saleh non è la nazionalità di un film o di un regista che conta.
"La battaglia di Algeri"
"Metterei tra i miei tre film preferiti 'La battaglia di Algeri' di Gillo Pontecorvo", dice Tarik Saleh, "e per quel film non conta la nazionalità del regista, perché racconta la verità e credo che questa sia la cosa principale. Noi, come narratori, stiamo raccontando una verità emotiva e dobbiamo raccontare una verità che sopravviva al tempo. E questa è una grande differenza tra le notizie, per esempio, o la politica, perché, come sappiamo, le notizie di oggi o la politica di oggi, domani saranno solo barzellette".
"Non è facile entrare nei sandali di un musulmano"
"Boy from Heaven" è un'immersione coinvolgente ed emozionante nell'universo religioso sunnita, attraversato da molteplici correnti, dal fondamentalismo all'umanesimo pacifico.
Un punto di vista affascinante, soprattutto per gli europei, che non conoscono e, spesso, ignorano completamente questo mondo.
"È un film universale", continua Tarik Saleh, "e in questo caso, per gli europei, entrare nei sandali di un musulmano di cui si ha paura, e camminare, pregare, guardare, sperare, avere paura, e lottare per la sua sopravvivenza, penso che sia positivo, perché abbiamo bisogno di condividere le nostre esperienze. Questo è quello che dobbiamo fare."
Il film "Boy from Heaven" uscirà in autunno in tutti i Paesi europei, anche in Italia.
Dove in molti potranno trovare, in questa storia, similitudini a quella, finita tragicamente, di Giulio Regeni.