Riformare il sistema fiscale europeo. In cerca di un accordo sul Patto di Stabilità e crescita

Riformare il sistema fiscale europeo. In cerca di un accordo sul Patto di Stabilità e crescita
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Sospeso con la pandemia, la riforma del Patto di stabilità è al centro dei negoziati tra i Paesi membri

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Ripensare la governance economica nell'Europa post Covid. E’ questo uno dei temi cruciali al centro che l'Unione europea deve affrontare. Per la prima volta, a Bruxelles, i ministri delle finanze dell'Eurozona hanno discusso come comportarsi con il Patto di stabilità e crescita bloccato dall'inizio della pandemia.

Le norme europee sono oggetto di una revisione a causa della pandemia da Covid-19 che ha portato a una crescita del debito pubblico degli Stati membri dell'Ue a livelli tali da rendere impossibile l'applicazione delle leggi vigenti. 

Ildebito pubblico è aumentato notevolmente, senza contare che i divari regionali, economici e sociali sono peggiorati e la pressione inflazionistica continua a generare incertezze. Ora i responsabili dell'Ue devono rivedere le regole e il Patto di Stabilità e Crescita. Insieme ai problemi già presenti si devono affrontare le sfide post-pandemia, comprese la transizione verde e digitale.

Perché il Patto di Stabilità e Crescita è così importante?

Il PSC è un accordo internazionale, stipulato e sottoscritto nel 1997 dai paesi membri dell'Unione europea, inerente al controllo delle rispettive politiche di bilancio pubbliche, al fine di mantenere fermi i requisiti di adesione all'Unione economica e monetaria dell'Unione europea (Eurozona) ovvero rafforzare il percorso d'integrazione monetaria intrapreso nel 1992 con la sottoscrizione del trattato di Maastricht.

In parole semplici il Patto di Stabilità e Crescita è un insieme di regole progettate per impedire ai paesi dell'Ue di spendere oltre le proprie possibilità. Dal 1997 è stato concordato che gli Stati membri devono attenersi a relativi parametri: deficit pubblico non superiore al 3% del PIL (rapporto deficit/PIL < 3%) e debito pubblico al di sotto del 60% del PIL (o, comunque, un debito pubblico tendente al rientro) (rapporto debito/PIL < 60%).

La Commissione europea e il Consiglio dei Ministri delle Finanze hanno il compito principale di sorveglianza. Annualmente emettono un report sulle misure politiche e sul monitorano dei paesi membri per mantenere ogni nazione conforme alle normative di bilancio.

I paesi che infrangono le regole per tre anni consecutivi vengono multati fino a un massimo dello 0,5% del loro PIl, cosa che in realtà finora non è mai avvenuta, anche se Bruxelles ha ammonito più volte soprattutto i paesi dell’Europa del Sud. Tra pro e contro il Patto di Stabilità e Crescita è stato spesso criticato per le sue regole fiscali rigorose e non flessibili, sebbene nel corso degli anni ci siano state diverse riforme e meccanismi complementari.

Molti si lamentano del fatto che serva principalmente a punire gli Stati membri più poveri e deboli, mentre altri come la Francia, che ha violato più volte il limite di deficit del 3%, non ha mai subito pressioni. L'ex presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker diede una risposta onesta e allo stesso tempo cinica: “La Francia è la Francia”, disse.

L'impatto del Covid-19 e le divisioni interne

Nel marzo 2020 la Commissione europea ha optato per la sospensione generale nel Patto, consentendo agli Stati membri di superare i normali limiti di deficit e debito a causa dell'improvviso shock economico causato dalla pandemia. Regole che rimarranno fino al 2023. Ora però tocca alla Commissione portare una proposta sul tavolo.

La Francia, che detiene la presidenza di turno dell'Unione europea fino a giugno, spera che il nuovo quadro venga finalizzato sotto la sua guida, cosa che i diplomatici europei trovano piuttosto ambizioso e altamente improbabile. Questo perché ci sono ancora parecchie divisioni tra gli Stati membri e gli spettri della crisi finanziaria non sono svaniti.

Il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire, presente lunedì all'Eurogruppo, ha indicato le priorità di Parigi. “Dovremo avere un patto di crescita. Questa viene prima della stabilità, della crescita sostenibile, equa, della crescita essenziale per tutti i cittadini europei. Dobbiamo vedere che tipo di investimento dovremmo avere per raggiungere una crescita più verde'.

Il nuovo ministro delle finanze tedesco, il liberale Christian Lindner, è stato ancora più chiaro quando si è trattato di parlare di regole. “Il patto di Stabilità e crescita ha dimostrato la sua flessibilità durante la crisi, ma ora è il momento di creare nuovamente riserve di bilancio”, ha detto Lindner. “Dobbiamo essere resilienti non solo nel settore privato ma anche in quello pubblico ed è per questo che sono favorevole alla riduzione del debito sovrano. E’ uno dei dettagli fondamentali'.

La Francia, dal canto suo, preme per cambiare drasticamente il Patto di Sostenibilità e crescita, una proposta che piace all'Italia ma anche a Grecia, Portogallo e Spagna. Il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro italiano Mario Draghi, in un articolo uscito lo scorso mese, hanno chiesto una riforma delle regole di bilancio che promuova, invece di frenare, la crescita economica. In un intervento congiunto sul Financial Times i due leader definiscono le attuali regole «troppo opache e complesse».

Sul patto di Stabilità ci sono le prime scintille tra Francia e Germania, senza contare che anche l’Austria si dice disposta, come Berlino, a un ritorno alla normalità delle regole dal 2023.

L'Unione europea resta intanto lontana dal raggiungere un consenso politico. Per Bruxelles i nodi da affrontare includono debiti pubblici elevati e impegni di investimenti pubblici per la trasformazione verde e digitale. Ora non resta che aspettare e vedere quali saranno le future mosse dei ministri europei. I prossimi mesi potrebbero essere decisive come indicato anche dal Commissario per l’economia Paolo Gentiloni.

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