SPECIALE | L'estate infernale del Circolo Polare Artico, avamposto del cambiamento climatico

SPECIALE | L'estate infernale del Circolo Polare Artico, avamposto del cambiamento climatico
Di Rafael Cereceda
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Copertura speciale di euronews in vista della conferenza sul clima delle Nazioni Unite

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L'inverno sta lentamente raggiungendo l'Artide. Con l'arrivo dell'autunno la regione sprofonderà nell'oscurità e il ghiaccio avrà una tregua dopo un'altra terribile stagione di calore estremo. A meno di altre anomalie - dovute all'alta temperatura degli oceani e della superficie dell'ultimo mese - le calotte di ghiaccio e il ghiaccio marino cominceranno lentamente a riprendersi.

Il cambiamento climatico è due volte più intenso nel Circolo Polare Artico che nel resto del mondo: un fenomeno noto agli scienziati come "amplificazione artica". I poli sono infatti uno dei principali regolatori meteorologici della terra e fungono un po' da termostato tramite vento, correnti marine e atmosferiche. Quindi tutto ciò che accade nell'Artide ci riguarda, in un modo o nell'altro.

L'anno 2019 non ha superato i livelli record di disgelo del 2012 ma ci è andato vicino. Ha battuto diversi record e verrà ricordato come uno dei più turbolenti a queste latitudini.

Fare informazione su tematiche ambientali e sul cambiamento climatico è un esercizio difficile, sempre in bilico tra realismo e allarmismo. Il nostro lavoro è quello di informare nella maniera più corretta possibile: è per questo che, allo stato attuale delle cose, essere un po' allarmisti ci sembra essere l'unica maniera realistica di raccontare tutto ciò che ha passato l'Artide nell'ultimo anno.

Siamo a pochi giorni da un cruciale vertice delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Lo slogan è quello dell'"azione", e i dati ci dicono che ce ne vorrà parecchia per cercare di invertire la rotta che sembriamo aver imboccato in maniera inesorabile.

Un Polo Nord senza ghiaccio? Scioglimento record di ghiaccio marino

Lo scorso maggio, il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha celebrato le "nuove opportunità" venutesi a creare a causa del riscaldamento dell'Artide. Non ha menzionato proprio il riscaldamento, ma è sembrato implicito dato che in passato le risorse artiche non sono state "sfruttabili".

Dall'ultima riunione del Consiglio artico, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di firmare una dichiarazione perché includeva il concetto di cambiamento climatico, l'area polare ha dovuto fare fronte ad uno scioglimento record del ghiaccio marino.

La tendenza si è normalizzata a metà agosto, come mostra il grafico interattivo dell'U.S. National Snow and Ice Center: non siamo ancora ai livelli del 2012 ma settembre e ottobre possono ancora riservare alcune sorprese.

I mari si espandono

Il ghiaccio marino ha meno superficie ma è anche più sottile: sei il suo volume totale diminuisce, questo vuol dire che milioni di tonnellate di acqua dolce si stanno riversando negli oceani. Questo fatto ha conseguenze ancora sconosciute per i sistemi meteorologici e climatici della terra, nonché per l'equilibrio biologico dei mari. Per non parlare dell'effetto più diretto: l'innalzamento del livello del mare, spinto anche dall'espansione dell'acqua causata dall'aumento della temperatura del mare.

Gli scienziati concordano inoltre sul fatto che la corrente a getto, uno dei regolatori del clima terrestre, è ostacolata dall'accumulo di acqua dolce negli oceani. Le osservazioni satellitari permettono agli scienziati di confermare che questo ritmo sta accelerando.

Livello del mare di riferimento dal 1993 -(GMSL)CNES, LEGOS CLS

Tuttavia, secondo Mark Drinkwater, a capo della Divisione di Scienze della Terra e della missione dell'Agenzia Spaziale Europea, il ghiaccio marino è aumentato proporzionalmente di più durante l'inverno 2018/2019 rispetto agli anni precedenti: la qual cosa potrebbero compensare le perdite di quest'estate. "Ci vorrebbe uno scioglimento abbastanza eccezionale in estate per cancellare quanto guadagnato in massa e volume di ghiaccio". Gli scienziati sono in attesa di valutare i dati per calcolare la perdita netta di massa fusa durante l'estate.

La calotta glaciale della Groenlandia - la seconda più grande della Terra dopo quella dell'Antartide - ha subito un episodio di scioglimento molto intenso alla fine di luglio, durante la seconda ondata di caldo che si è abbattuta sull'Europa e poi si è spinta verso nord. Il climatologo Xavier Fettweis spiega a Euronews che lo scioglimento può continuare ancora per qualche settimane nell'oceano, ma che in linea di principio la calotta di ghiaccio in Groenlandia ha smesso di fondersi.

Guadagni e perdite mensili della calotta glaciale della Groenlandia. X. Fettweis, Università di Liegi, modello climatico regionale Belgio/MAR

Drinkwater pensa che sia meglio aspettare di avere i dati satellitari per capire quanto ghiaccio è stato perso in totale. In [Groenlandia, la stagione dello scioglimento](Cambiamento climatico: la Groenlandia si scioglie) è iniziata quest'anno prima del solito con un episodio intenso che è stato immortalato in una delle fotografie dell'anno, quella dei cani da slitta che sembrano camminare sulle acque.

L'ultimo rapporto degli esperti francesi avverte che le precedenti previsioni sui cambiamenti climatici sono state forse troppo ottimistiche: tutti gli scenari fanno ora pensare ad un riscaldamento molto maggiore nell'Artide con conseguenze dirette per il resto del pianeta. Non solo: lo scioglimento dei ghiacciai più grandi del pianeta, dall'Himalaya alle Alpi, continua ad accelerare, come approfondiremo nel nuovo programma di Euronews,Climate Now. Tradotto: nuova acqua dolce che viene immessa negli oceani attraverso i fiumi.

Incendi senza precedenti

Mentre lo scioglimento dei ghiacci sembra essere in linea con la tendenza generale degli ultimi due decenni, nel 2019 sono stati assolutamente eccezionali sia il numero che l'intensità degli incendi all'interno del Circolo Polare Artico. La Siberia è stata senza dubbio la più colpita. Nel momento peggiore della crisi, il fumo ha coperto più di 4mila - come dimostrano le foto satellitari ottenute dal blogger ed esperto Pierre Markuse.

Ma sono i dati a dare un quadro completo di quanto sia stata eccezionale la stagione degli incendi nell'Artide. Lo scienziato Mark Parrington del Copernicus Atmosphere Surveillance Service ha condiviso con Euronews i numeri relativi all'ultima stagione; uno degli indicatori chiave per capire la portata dei roghi sono le emissioni di CO₂. Ebbene, il grafico che trovate qui sotto ,ostra le emissioni annuali dal 2003 in megatonnellate.

Fuori, ma in prossimità del Circolo Polare Artico, gli incendi hanno riguardato anche l'Alaska, il Canada e persino la Groenlandia. Il picco si è avuto a metà giugno e fino a metà agosto non si è vista tregua, come mostrano i dati fornitici da Parrington.

Emissioni annuali di CO2 degli incendi dell'Artico - Copernicus CAMS / ECMWF / Mark Parrington

Nelle prime settimane di luglio gli incendi hanno generato tante emissioni di biossido di carbonio quante quelle prodotte in un anno intero da stati come la Svezia o la Colombia.

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"Certamente, la portata e la durata degli incendi all'interno del Circolo Polare Artico è stata molto inusuale. Se l'anno prossimo osserveremo qualcosa di simile nella stessa regione, indicherebbe che l'estate del 2019 è stato un punto di svolta in termini di incendi", le sue parole a Euronews.

Parrington sottolinea l'impatto che i gas serra supplementari rilasciati nell'atmosfera dagli incendi possono avere sul già congestionato ciclo del carbonio terrestre; la comunità scientifica però ancora non dispone di studi su come cambierà di conseguenza il clima. "È preoccupante, perché gli incendi di quest'estate sono un chiaro indicatore del fatto che il clima e l'ambiente stanno cambiando nel Circolo Polare Artico in un modo che non avevamo mai osservato prima. La quantità di inquinamento da fumo emesso dagli incendi fa seriamente preoccupare anche dal punto di vista della salute: come hanno scritto ampiamente i media negli ultimi mesi, gli effetti sulla qualità dell'aria possono farsi sentire anche a migliaia di chilometri di distanza".

Temperature record

Luglio è stato il mese più caldo mai registrato sul pianeta terra. Il Circolo Polare Artico non ha fatto eccezione; in Alaska si è vissuta l'estate più strana della storia con incendi diffusi e il mese più caldo di sempre.

Le temperature insolitamente calde hanno lasciato lo stato americano senza alcuna traccia di ghiaccio marino. Le alte temperature del mare hanno innescato la proliferazione di alghe; a partire dalla primavera 2019, si sono verificati episodi di morte improvvisa di migliaia di animali: salmoni, uccelli, ma anche mammiferi marini. Nella città di Anchorage è stata toccata una temperatura record di 32,2 gradi Celsius.

Anche il Canada è stato devastato dagli incendi. La base militare permanente Alert, a soli 900 chilometri dal Polo Nord, ha raggiunto il 14 luglio una temperatura record di 21°C. Quebec, Ontario o Nova Scotia hanno affrontato una grande ondata di calore in luglio con temperature assimilabili ai 45°C percepiti (per via dell'umidità) a Montreal.

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Settembre è inizia in Canada con una nuova ondata di calore marino e una più "normale" ondata di calore che ha riportato le temperature ai livelli di luglio. In Svezia, a Markusvinsa, al confine con il Circolo Polare Artico, il termometro ha fatto segnare 34,8°C lo scorso 26 luglio. La città di Saltdal, nel circolo polare artico norvegese, ha raggiunto i 34,6 gradi celsius. Alaska, Canada o Norvegia stanno battendo i record di temperatura per il mese di settembre, e anche l'Oceano Artico rimane eccezionalmente caldo.

Anomalie di temperatura nel Circolo Polare Artico (3 giorni a partire dal 18/9/2019) - Il colore rosso indica più calore del normale - Climate Reanalyzer

Disgelo del permafrost artico

Per concludere questa (non esaustiva) rassegna di quanto sta succedendo al Polo Nord e ditorni, non va dimenticato che il rapido scioglimento del permafrost non si è mai arrestato. Secondo gli ultimi dati dell'agenzia ambientale statunitense NOAA, sono stati raggiunti livelli record di emissioni di metano in parte anche a causa dello scioglimento del suolo artico.

Secondo una bozza di rapporto ONU, consultato dall'agenzia di stampa francese AFP, tra il 33% e il 99% del permagelo mondiale, ovvero il terreno perrennemente ghiacciato, potrebbe sciogliersi entro il 2100. A giugno, un team di ricercatori dell'Alaska ha concluso che il permafrost si sta scongelando 70 anni prima del previsto. Il permafrost fuso rilascia metano, un potente gas serra, ma anche batteri dimenticati da secoli - con conseguenze ancora da valutare.

Punto di non ritorno?

Possiamo farci prendere dal panico, adesso? Gli scienziati non amano dire che "non c'è modo di tornare indietro"; preferiscono dirci che tutto questo quadro è coerente con gli avvertimenti sul riscaldamento globale che da anni stanno lanciando.

Intervistato da Euronews, il climatologo belga Xavier Fettweis - esperto di Groenlandia - si dice sicuro che non siamo ancora a un punto di non ritorno. "Usiamo questa parola in climatologia per un punto in cui le conseguenze saranno irreversibili anche qualora il clima dovesse riassestarsi su valori normali. Per le calotte polari, per esempio, lo si toccherebbe una volta che che lo spessore della lastra di ghiaccio diventerà troppo sottile per potersi riformare. Per giungere ad un punto di "flessione", abbiamo bisogno ancora di diversi decenni con un'estate così".

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Fettweis ammette, tuttavia, che la situazione sta precipitando più velocemente del previsto, soprattutto alla luce dei calcoli degli scienziati francesi. "Dopo l'estate 2012 abbiamo pensato che si trattasse solo di una grande anomalia dovuta alla variabilità naturale, e che il clima artico sarebbe tornato in seguito a condizioni estive più normali. Ma il fatto che lo stesso tipo di anomalie si è verificato anche quest'estate suggerisce che i record del 2012 e del 2019 potrebbero non essere dovuti alla normale variabilità naturale, ma ad una conseguenza del riscaldamento globale che sta surriscaldando l'Artide molto più velocemente di quanto previsto dall'IPCC".

L'esperto rileva inoltre che dal 2007 sono state diverse le estati che hanno superato le previsioni del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico. "Le anomalie di circolazione (persistenza di alte pressioni) osservate quest'estate sono state le più alte dal 1950".

Alta pressione in Groenlandia il 1 agosto 2019 - Climate Reanalyzer

"Una delle conseguenze immediate della diminuzione dell'estensione del ghiaccio marino sono le anomalie nel vortice polare in inverno, come è accaduto negli Stati Uniti", aggiunge Fettweis, il quale dal 2013 avverte la comunità scientifica che il riscaldamento globale sta invalidando le precedenti previsioni meteorologiche e climatiche. "Come cittadino, vedo che quest'estate tutti i segnali di avvertimento sono diventati rossi ed è tempo di agire prima che sia troppo tardi. Penso che il tempo per ridurre le emissioni di gas a effetto serra sia forse anche più breve del previsto".

Mark Drinkwater dice di non essere molto a suo agio con il concetto di punto di non ritorno. "C'è stata certamente una coincidenza di diversi eventi abbastanza estremi quest'estate - anche se nessuno di essi è davvero al di là di quello che è stato anticipato o previsto in precedenza, dato il ritmo del riscaldamento dell'Artico. È chiaro che gli incendi boschivi boreali sono stati eccezionali (Alaska, Siberia e Groenlandia), così come la comparsa di intense tempeste di fulmini artici vicino al Polo Nord. È quindi chiaro che nella regione artica si registra un preoccupante tasso di cambiamento, con conseguenze di vasta portata che non comprendiamo ancora del tutto"

Anche il climatologo e medico Zachary M. Labe non ama parlare di soglie senza ritorno. "È chiaro che quest'estate è stata piena di eventi estremi nell'Artide. Tuttavia, non credo che ci siano prove scientifiche che suggeriscano che sia stato raggiunto un punto di svolta. I punti di non ritorno non sono ben definiti nella scienza del clima. Penso anche che distraggano dal messaggio principale, ovvero che le tendenze a lungo termine indicano un rapido cambiamento climatico nell'Artide. La variabilità interna (meteorologica) è estremamente importante per i cambiamenti annuali del ghiaccio del mare Artico, della calotta glaciale della Groenlandia e degli incendi boschivi della Siberia. Tuttavia, le tendenze a lungo termine rimangono coerenti con l'amplificazione artica: il fatto che le temperature stanno aumentando più del doppio rispetto alla media globale".

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Per Labe, che fa attività instancabile di informazione su Twitter, la cosa più preoccupante è che queste condizioni estreme stanno avendo un impatto sulle comunità indigene e sulla vita marina. Qui ed ora. "A differenza di altre parti del mondo, è chiaro che in questa regione gli effetti del cambiamento climatico si fanno già sentire. Dobbiamo ricordare che ci sono persone che vivono nell'Artide e che le loro comunità sono colpite negativamente dal cambiamento climatico artico ora, in questo momento".

Euronews coprirà tutti gli eventi dei prossimi giorni, dallo sciopero globale di venerdì 20 fino alla conclusione del vertice ONU del 23 settembre, fino al secondo sciopero per il clima di venerdì 27. Abbiamo dedicato questa pagina specialededicata alla crisi climatica.

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